Microsoft e Yahoo continuano a danzare, come in un approccio nella stagione degli amori ove effusioni e manifestazioni aperte precedono quello che sarà il possibile amplesso finale. Carol Bartz fa le veci di Sunnyvale e per due occasioni di fila, dopo un lungo silenzio iniziato pressoché in concomitanza con l’insediamento come nuovo CEO, ha fatto esplicito riferimento a Microsoft nei propri interventi pubblici. Ma non sembra ancora che la svolta possa essere prossima: si continua a tirare la corda e le trattative, sia pur se vive, rimangono evidentemente difficoltose. E Microhoo continua a rimanere una chimera che ricorda i miliardi offerti nel 2008 per una acquisizione mai avvenuta.
Carol Bartz, in occasione della Bank of America Merrill Lynch U.S. Technology Conference, ha palesato anzitutto il lato buono della medaglia: Yahoo potrebbe risparmiare grazie ad un accordo con Microsoft qualcosa come 500/700 milioni di dollari. Tale risparmio andrebbe a sommarsi alla cifra («una barca di soldi») che la Bartz intende ricavare da un possibile accordo con la controparte. Un accordo con Redmond, insomma, porterebbe pesanti vantaggi a Yahoo: il gruppo potrebbe parzialmente dismettere alcuni settori, snellire ulteriormente la forza lavoro e concentrare gli investimenti in aree di maggior ritorno. Il danaro di Steve Ballmer farebbe molto comodo a Carol Bartz.
Ciò nonostante, proprio la Bartz sembra poi tornare ad impugnare il coltello dalla parte del manico: «Non abbiamo nulla da fare con Microsoft a proposito di nulla». Nei giorni scorsi, in occasione della D:All Things Digital conference, ancora la Bartz aveva preso le distanze da Ballmer pretendendosemplicemente molto denaro da Microsoft (non quantificato, però) in cambio di un immediato accordo: tutto si può comprare, anche la benevolenza di Carol Bartz. Tutto, però, ha un prezzo e su questo la Bartz sembra essere poco accondiscendente. La linea rimane la solita di sempre: Yahoo è forte, Yahoo ha un futuro, a Yahoo non serve alcuna Microsoft per poter proseguire sulla propria strada. In fondo, lo diceva la stessa Bartz, la sostanza di Yahoo non è esclusivamente in un motore di ricerca e la presenza schiacciante di Google è sì un ostacolo, ma non un vincolo definitivo.
«Provano invidia per Google, quindi vogliono fermare quella la macchina da soldi perché proprio quella macchina da soldi sta arrivando sulle applicazioni desktop». Carol Bartz sa come allestire la vetrina di Yahoo. Steve Ballmer, però, ancora chiede sconti. E l’approccio continua.