In occasione del 15esimo anniversario dalla fondazione di Yahoo, l’attuale CEO Carol Bartz si è abbandonata alle telecamere per offrire il proprio contributo ai festeggiamenti. Nel corso dell’intervista, però, sono emersi vari spunti e la Bartz ha espresso concetti ed opinioni senza freni. Secondo cui sì, Yahoo andava venduta. E non solo: non è detto ciò non possa ancora avvenire.
Secondo Carol Bartz i 36 miliardi di dollari offerti da Steve Ballmer non potevano che far gola. Il CEO di Sunnyvale, insomma, bacchetta l’operato di Jerry Yang ricordando quanto importante sia un assegno di quella caratura, soprattutto alla luce di ciò che l’economia ha proposto nei mesi successivi. La Bartz spiega comunque che non è possibile giudicare una trattativa seguendola dall’esterno, ma di fronte ad una proposta di questo tipo difficilmente avrebbe rinunciato. La storia ha in seguito visto la caduta di Yang, il disturbo di Carl Icahn, l’ascesa della Bartz ed il successivo accordo con Steve Ballmer per portare Bing nel cuore della ricerca di Yahoo.
Nell’intervista è evidente l’intento della Bartz di distinguere il proprio gruppo da qualunque altro protagonista odierno del mondo della Rete. Yahoo non è Google, anzitutto: operano ormai su mercati differenti, con principi differenti e denotando una natura differente. Impossibile, inoltre, qualsivoglia raffronto con Facebook: provocatoriamente, infatti, la Bartz chiede dove siano gli introiti del social network (domanda che, però, trova immediata risposta a non troppi km di distanza).
La Bartz non nega parole pesanti per l’amministrazione USA che troppo presto ha parlato di ripresa economica, prevedendo comunque buone notizie entro pochi mesi. Inoltre ha giudicato le azioni YHOO come sottovalutate, auspicando pertanto nuove soddisfazioni per quanti intenderanno investire i propri capitali nel gruppo.
Ma la Bartz non si nega nemmeno il colpo a sorpresa. La domanda è relativa alla possibilità per cui oggi, di fronte ad una offerta d’acquisto consistente, si possa cedere. E sì, Carol Bartz non nega che possa un giorno succedere: «Assolutamente». Qualsiasi gruppo, al giusto prezzo, può essere venduto. Anche Yahoo. Per questa possibilità estrema (che si nega come immediata o in discussione) la Bartz ha tempo ancora fino al 2013, dopodiché dovrà rinegoziare il proprio rapporto con il gruppo per capire come e se potrà reggere ulteriormente il timone dell’azienda.