Lo scorso 29 aprile su “Il Sole 24 Ore” è uscita un’interessante intervista di Daniele Lepido a Carol Bartz, CEO del portale Yahoo. Una cosa che la manager ha tenuto a precisare è che non si deve pensare che Yahoo sia “per forza in competizione con Google“: chi la pensa così, si accontenta di una visione semplificata dei modelli di business possibili in rete.
Dall’articolo si ricavano alcune indicazioni importanti, che proviamo di seguito a sintetizzare. Primo, Yahoo fa molto affidamento sulla collaborazione con Microsoft, da cui riceve algoritmi di ricerca, addirittura gli stessi di Bing, per commercializzarli. La differenza di stile tra Yahoo e Bing fa sì che non vi sia “cannibalizzazione”.
Secondo, i ricavi di Yahoo derivano per metà dalle attività collegate al motore di ricerca e per metà dal display advertising. Con alcune importanti differenze rispetto a Google, perché oltre alle email, di cui rivendica la posizione di maggior fornitore, Yahoo ha vissuto una significativa trasformazione come portale e dispone di canali molto forti e seguiti, tra cui quelli relativi a Sport, Finanza e Intrattenimento.
Terzo, gli accordi di Yahoo per i diritti relativi alle anteprime della Premier League inglese e per il basket e l’hockey negli Stati Uniti, oltre alle iniziative di produzione autonoma di video (sempre negli Stati Uniti), fanno intuire una strategia di business orientata a esplorare le potenzialità dell’offerta di contenuti premium.
Una considerazione finale: lo spunto dell’articolo nasce anche dai risultati del primo trimestre 2010 di Yahoo: mentre i ricavi complessivi del 2009 erano in calo del 10% rispetto al 2008, il primo trimestre 2010 ha visto una crescita dell’1% sullo stesso periodo del 2009, ma con utili triplicati (310 milioni). Google non sta certo a guardare, ma ciò che Carol Bartz vuole dire è che le direzioni del business nel Web sono molte e che il cosiddetto gigante di Mountain View non le occupa tutte.