In un post di qualche settimana fa, avevamo parlato di come le case discografiche potrebbero trarre grande giovamento dai social network e, più in generale, dal Web 2.0. Vista la lentezza nel cogliere questa tendenza, ecco che dopo la pirateria, il file sharing e il calo delle vendite dei CD musicali, le case discografiche si apprestano ad affrontare un nuovo e legale “nemico”: i social network.
Flessibili e attenti alle tendenze molto più che le vecchie Major, i social network possono potenzialmente raggiungere utenti e artisti superando i limiti dell’industria discografica tradizionale. A dimostrarlo, il recente comunicato stampadi Last.fm nel quale viene ufficializzato l’Artist Royalty Program.
Il programma prevede la condivisione di una parte degli introiti pubblicitari ricavati da Last.fm con gli artisti indipendenti, quindi senza un contratto con altra casa discografica, che caricheranno i propri brani nell’archivio gratuito del social network musicale. Questo approccio rivoluzionario alla discografia rappresenta, probabilmente, il più ambizioso tentativo di coniugare le logiche Web 2.0 e dei social network con i modelli di business “possibili” per la distribuzione di contenuti multimediali.
Ne conseguono inoltre nuove opportunità per gli artisti “incompresi” che potranno così confrontarsi direttamente col pubblico di Last.fm.