Il peer-to-peer è colpevole, senza mezzi termini. Così la Corte Suprema si è espressa in merito al noto caso MGM vs Grokster, rovesciando la decisione della Corte d’Appello, e inaugurando una nuova era nei rapporti tra il mondo del file-sharing e la giustizia.
La sentenza mette infatti le case distributrici di strumenti per il file sharing in una condizione di potenziale colpevolezza. Il principio secondo il quale lo strumento non è colpevole degli usi che ne vengono fatti, quindi, decade sotto i colpi di una votazione all’unanimità con cui la Corte ha firmato quella che le major della produzione (musicale e cinematografica, RIAA ed MPAA) considerano una smaccata vittoria.
L’aggravante riscontrata dal giudice David H. Souter è insita nel mancato impegno da parte delle due case sotto accusa (Grokster e StreamCast) di porre un freno allo scambio di materiale proibito, il che è stato visto come un incoraggiamento all’uso illecito degli strumenti messi a disposizione. Se nessun ordine di filtro o di interruzione delle attività è stato imposto, rimane però la certezza di una decisione che mette da oggi il manico del coltello nelle mani dei produttori.
Con questa decisione vengono spazzate le statistiche che vedono nella pirateria un potenziale motore del mercato; vengono messe da parte le polemiche insorte dopo le oltre 6000 denunce con cui la RIAA ha colpito utenti attivi su strumenti P2P; vengono messi all’angolo i vecchi strumenti con cui il P2P è cresciuto, partendo da Grokster fino a Kazaa.
Nelle prossime ore arriveranno i commenti alla vicenda e sarà interessante registrare la reazione delle diverse parti alla decisione del giudice Souter. Quel che è certo è che il 27 Giugno potrà essere considerato una sorta di nuovo inizio: da oggi gli equilibri saranno nuovi, e la nuova generazione del P2P (BitTorrent & c.) dovrà trovare nuove strade per farsi largo.