La pratica di ricorrere all’uso di componenti COTS in alternativa a elementi sviluppati internamente, è sempre più diffusa anche in ambito militare. Un esempio in tal senso poteva essere JEDI-The Joint Enterprise Defense Infrastructure Cloud, ovverosia una serie di funzionalità e/o applicativi già pronti per l’uso, che Microsoft avrebbe dovuto fornire al Pentagono. Tra questi, in particolare, erano previsti dei servizi ad-hoc basati sul cloud Azure che sarebbero stati integrati all’interno dell’infrastruttura tecnologica utilizzata dalla Defense Information Systems Agency, l’agenzia di supporto al combattimento del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
La DISA, formata da militari, civili federali e appaltatori, fornisce tecnologia informatica (IT) e supporto di comunicazione al Presidente, al Vicepresidente, al Segretario della Difesa, ai servizi militari, ai comandi combattenti e a qualsiasi individuo o sistema che contribuisce alla protezione degli Stati Uniti.
La rivolta di Amazon
La Joint Enterprise Defense Infrastructure doveva essere un’implementazione commerciale Off-the-Shelf della tecnologia esistente al Dipartimento della Difesa, fornendo funzionalità già attive, assemblate per essere integrate come soluzioni gestionali ad-hoc per creare un sistema unico di servizi e gestione dei dati del Pentagono sul cloud. Il progetto da 10 miliardi di dollari se l’era aggiudicato Microsoft nell’ottobre del 2019, battendo IBM, Oracle e Amazon, ma subito l’azienda di Jeff Bezos aveva gridato allo scandalo accusando il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti di aver favorito il colosso di Redmond su pressioni dell’allora Presidente americano Donald Trump, in pessimi rapporti proprio con il CEO del gigante dell’e-commerce mondiale. Tra ricorsi, sospensioni temporanee e contro-ricorsi, era così iniziata una vera e propria battaglia legale destinata a durare probabilmente ancora qualche anno, se non fosse arrivata ieri la decisione di annullare appalto e progetto.
JEDI, un progetto ormai superato
Il motivo dell’annullamento è da ricercare senz’altro nella volontà della Casa Bianca di chiudere una vicenda oggetto di una disputa legale destinata tra l’altro a protrarsi ancora a lungo, con grande dispendio di energie e di risorse economiche, e col rischio concreto di un vero e proprio salasso di dollari in risarcimento danni, nel caso in cui alla fine avesse prevalso al processo l’accusa di Amazon. Ma sicuramente anche nella volontà di puntare a tecnologie più recenti. Il Responsabile dei sistemi informativi del Dipartimento della Difesa ad interim, John Sherman, ha dichiarato giorni fa ai cronisti che durante lo scontro legale con Amazon, “il panorama si è evoluto”, con nuove possibilità per servizi di cloud computing su larga scala. “JEDI era l’approccio giusto in quel momento, ma i progressi nel cloud computing e le esigenze in evoluzione del Pentagono lo hanno reso obsoleto”, è quanto ripetono ormai i militari americani.
JWCC: Joint Warfighter Cloud Capability
Considerando che tra progettazione, integrazione nell’enorme infrastruttura DISA e test, il progetto JEDI non era ancora attivo al 100%, e che solo a fine maggio 2021 aveva iniziato a operare, seppur in scala ridotta, i militari hanno pensato che, al di là di tutto, potesse essere opportuno fermare tutto e ricominciare da zero cercando più fornitori. Quello che il Pentagono non ammetterà mai è che, allo stato attuale, per vari motivi, anche di natura politica, è preferibile l’assegnazione di un’operazione di simile portata a più società piuttosto che a una sola. Il progetto Joint Enterprise Defense Infrastructure sarà di fatto sostituito da un nuovo, costosissimo programma quinquennale chiamato Joint Warfighter Cloud Capability, che sarà affidato a più società. In questo modo torneranno in corsa Amazon, Google, IBM e Oracle, ma anche la stessa Microsoft, che nel frattempo verrà “risarcita” con la richiesta di nuove forniture di visori Hololens per l’esercito USA. E vissero tutti felici e contenti.