Massachusetts e West Virginia non abbassano la testa: ormai unici tra i 19 stati USA che avevano inizialmente fatto causa a Microsoft, i due membri della federazione hanno deciso di proseguire nel loro rifiuto dell’accordo antitrust siglato l’anno scorso tra l’azienda di Bill Gates e il governo statunitense.
I due stati hanno chiesto ad una corte d’appello di inasprire le sanzioni previste dall’accordo, da loro definito profondamente lacunoso ed incapace di portare a compimento «anche la sua missione fondamentale: fermare le pratiche anticoncorrenziali» di Microsoft.
La strategia di Microsoft sembra essere, per ora, sminuire la portata di queste obiezioni: «La corte distrettuale ha esaminato attentamente il problema l’anno scorso ed ha imposto un vasto regolamento che rappresenta una giusta soluzione per questo caso», ha dichiarato il portavoce Jim Desler. «Le regole sono state accettate dal Dipartimento di Giustizia, da praticamente tutti gli stati che ci hanno fatto causa e soltanto due stati e un paio di gruppi concorrenti continuano a pressarci».
Il processo antitrust che vedeva Microsoft imputata per abuso di posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi e dei browser si è concluso alla fine del 2002, quando il giudice Colleen Kollar-Kotelly ha approvato l’accordo raggiunto un anno prima tra Microsoft e il Dipartimento di Giustizia statunitense. In base all’accordo, che dovrebbe porre termine ad un procedimento iniziato nel 1998, Microsoft si impegna a garantire uguali condizioni contrattuali a tutti i produttori di PC e a fare in modo che anche i software concorrenti siano pienamente compatibili con i suoi sistemi operativi.