Tempi duri per i blogger. Più volte equiparati a parole ai giornalisti, con tutto quello che questo comporta in quanto a responsabilità penale e civile delle proprie affermazioni, avevano finora sventato il pericolo.
Una sentenza della Corte Suprema Britannica rischia però di aprire nuovamente lo scontro. Cosa è successo?
In breve, l’identità del curatore del frequentatissimo blog Night Jack è stata rivelata da un giornalista del Times. Il problema è che Richard Horton, l’autore del blog, è un poliziotto e col suo blog diffondeva notizie riservate, rivelando alcune inefficienze e magagne della polizia locale.
Chiaro che i suoi colleghi non avrebbero gradito di essere “messi allo scoperto” da un loro compagno di lavoro. Horton ha perciò diffidato il giornale dal rivelare il suo nome, ma la Corte ha dato ragione al Times, sostenendo che non esiste nessun motivo valido, superiore al diritto di cronaca, per non rivelare l’identità del blogger.
Oggi il blog è sospeso e di certo Horton sta passando un brutto quarto d’ora in Centrale.
Forse in questo caso, la decisione del giudice è giustificata. Resta il fatto che senza la protezione dell’anonimato, ben pochi sono disposti a rischiare di diffondere versioni differenti dalla verità ufficiale, sia essa quella spacciata da un governo, da un’azienda o da un corpo di polizia. Lo sanno bene i blogger di Paesi dittatoriali, come la Cina e la Corea del Nord, alcuni dei quali sono stati imprigionati e torturati dopo che un provider come Yahoo aveva aiutato le autorità rintracciarli.