Dalle sedi del Prix Italia, Caterina Caselli torna a scagliarsi contro la pirateria su Internet.
La produttrice, non nuova in fatto di dichiarazioni di guerra al P2P, ha sostenuto che:
Serve un contesto legislativo chiaro, con condizioni che siano rispettate da tutti. Chi trae profitto dall’uso del copyright deve pagare, non troppo ma il giusto.
L’ex caschetto d’oro ha parlato di grandi difficoltà oggettive per le etichette discografiche, specie per quelle indipendenti, riferendo una serie di dati significativi.
Ad esempio, in Gran Bretagna nel 2007 ci sono stati 890 milioni di download illegali, contro i 140 milioni legali, con un rapporto quindi di sei a uno.
E ancora, secondo l’ultima indagine comunitaria, un terzo degli europei tra i 16 e i 24 anni non è disposto a pagare il download; il 50% non ha intenzione di cambiare atteggiamento neanche in presenza di migliori condizioni di pagamento, e il 70% dei consumatori digitali non si sente in colpa a scaricare gratis brani musicali.
La Caselli ha inoltre dichiarato:
Non è vero che Internet rappresenti la vera democrazia. A comandare sono poco colossi, quelli che chiamo i corsari in giacca e cravatta: operatori di TLC, motori di ricerca, social network, provider.
Ormai ci sono mega contratti tra industria e provider, tagliando fuori le etichette indipendenti che pur essendo per l’innovazione artistica e creativa restano ai margini.
Un altro falso è rappresentato dalla gratuità sul Web: tutto si paga, solo che i ricavi vanno agli intermediari tecnici e non ai produttori di contenuti. Chi fa la musica deve essere invece remunerato, rischiamo di trovarci un milione di dilettati allo sbaraglio.