La rete non è uguale per tutti: alcuni bit sono più “pesanti” di altri, e per questo motivo dovrebbero pagare di più la loro fruizione dell’infrastruttura. La convinzione è espressa dal Presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, e le sue parole sono state raccolte da Alessandro Longo per La Repubblica. E sono parole pesanti proprio perchè giungono da chi avrà in mano il potere di delineare le regole su cui andrà a formarsi la Rete italiana di nuova generazione.
Catricalà si esprime sull’argomento nel corso dell’intervento “Giochiamoci il futuro” organizzato da Between a Capri. E spiega: «È necessario stabilire un sistema di ritorno economico dell’investimento, sull’Ngn, che superi i tabù della neutralità della rete e dell’uguaglianza d’accesso». Chiaro, chiarissimo: Catricalà boccia l’idea della Net Neutrality rinnegandone valore ed utilità nel nome di un più semplice investimento sull’infrastruttura. Per facilitare il flusso del denaro verso la Rete, insomma, Catricalà si dice disposto a dimenticare una delle regole fondamentali che ne hanno guidata la storia ed invoca a tal fine anche l’aiuto del Governo: «In tutto questo c’è bisogno del ruolo forte dello Stato».
Il principio della Net Neutrality è quello per cui, essendo tutti i bit uguali di fronte alla rete, il costo degli stessi deve essere sempre il medesimo. Se viene soverchiato questo dogma si aprono le porte ad una rete completamente diversa, nella quale alcuni bit andrebbero ad avere la precedenza rispetto ad altri con logiche discriminatorie tra diversi operatori, diversi servizi e diversi poli commerciali. Chi paga ha la precedenza, chi non può permettersi di pagare si ritroverebbe con in mano le risorse rimanenti: la Rete per la prima volta vedrebbe creata una barriera all’ingresso di indubbio pericolo.
Per contro, limitare la neutralità significherebbe aprire a maggiori margini di introito per le aziende che intendono investire nel settore, consentendo così policy ad hoc di gestione del traffico: due facce della stessa medaglia.
Lo stesso Catricalà ammette nella medesima intervista pubblicata su La Repubblica che in passato ha giudicato male l’idea di una società unica in cui far confluire tutti gli investimenti del settore. Oggi Catricalà vede di buon occhio questo possibile orizzonte e si propone come Garante per la certificazione della governance sotto cui andrebbe ad operare tale ipotetica società. Ad oggi il tutto rimane una semplice ipotesi per il futuro, ma nel frattempo già sono in ballo le regole alle quali occorrerà attenersi una volta accesa la fibra: la rete dovrà essere neutrale o meno? Catricalà ha espresso con estrema chiarezza e convinzione la propria idea.
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