Wikileaks è tra i nominati alla vittoria del Nobel per la Pace. Il sito di Julian Assange è la nomination che fa più rumore, ma occorre ricordare come la candidatura sia qualcosa di aperto e che il numero dei candidati è ogni anno sempre più corposo. Le motivazioni indicate sono comunque state accettate ed il sito del “Cablegate” è in lizza per la vittoria finale assieme ad altri 240 personaggi (188) ed organizzazioni (53) da tutto il mondo.
Wikileaks è stato un sasso lanciato nello stagno delle diplomazie internazionali: ha smosso le acque, ha intaccato il fondo putrido ed ha risvegliato le coscienze. Il giudizio etico sull’opera di Assange è ad oggi in sospeso così come la sua situazione giudiziaria: l’estradizione verso la Svezia è già stata sentenziata da una corte del Regno Unito, ma l’appello potrà rimettere in discussione il tutto. La candidatura non è però per Assange, colui il quale rappresenta oggi l’incarnazione del progetto Wikileaks, ma per il gruppo. Per il sito. Meglio ancora, la candidatura è forse per una specifica parentesi identificabile in ciò che Wikileaks ha causato nei mesi scorsi nella propria opera di pubblicazione dei “cable” reperiti e portati online nel nome della verità.
La candidatura di Wikileaks è la più interessante perché per molti versi è una sorta di legge del contrappasso. Dopo la criticata assegnazione del premio a Barack Obama, infatti, in questo caso la nomination è relativa ad una delle principali minacce al paese che lo stesso Obama sta guidando. Inoltre, dopo aver difeso a spada tratta il diritto di Liu Xiaobo (l’ultimo vincitore) a presenziare alla premiazione del Nobel lo scorso anno, Obama si troverebbe nel caso a dover esprimere medesima opinione nei confronti di una delle sue spine nel fianco, un cyber-terrorista contro cui l’intelligence americana ha dovuto muoversi con cautela per non far danni più seri di quanti già non fossero stati registrati.
Difficilmente Wikileaks potrà reggere fino in fondo la competizione degli altri candidati e l’approfondimento nei confronti dei fenomeni della Rete di questi mesi ha messo in luce con sempre maggior chiarezza quanto un servizio non possa meritare un riconoscimento quanto invece la meriti una persona, un soggetto, un protagonista umano ed attivo nella rincorsa alla pace. La candidatura è stata comunque motivata nel piccolo ma significativo contributo che il sito ha apportato alla rivoluzione in Tunisia, ove proprio i “cable” Wikileaks hanno messo in luce alcuni segreti di una dittatura che durava ormai da oltre 2 decenni.
Le premiazioni avverranno nel mese di Ottobre. Nel frattempo Julian Assange ha molto altro a cui pensare, anche se il denaro devoluto al vincitore del Nobel tornerebbe particolarmente utile fin da subito per consentire il pagamento della difesa legale di fronte alle accuse di violenza sessuale che lo stanno per portare a varcare controvoglia i confini della Svezia (con possibile destinazione finale nei tribunali USA).
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