Per la prima volta rappresentanti delle etichette musicali, degli editori, degli autori e dei servizi musicali online si sono riuniti e sono giunti ad una conclusione che soddisfa tutti sulle cifre da pagare per le royalties meccaniche dei servizi in streaming interattivo.
La cosa come si capisce è molto specifica: si tratta di un cambiamento che riguarda solo una parte di chi commercia con la musica online, eppure l’evento è comunque importante per come dimostra un’inedita volontà di tutte le parti di collaborare per arrivare ad una soluzione.
Ad essere coinvolti sono i servizi di streaming interattivo, quelli cioè dove l’utente sceglie cosa ascoltare ma non può fare quello che vuole con la musica. Coinvolti ad esempio Comes With Music di Nokia o Napster on the Go (dove una volta che si smette di pagare l’abbonamento la musica non è più ascoltabile) e non invece i più tradizionali servizi di vendita come iTunes o AmazonMp3, nè tantomeno le radio online come Pandora (dove non si può scegliere esattamente che brano sentire).
Si tratta del primo caso in cui le royalties meccaniche, cioè quelle che risarciscono gli autori e non i performer, vengono fissate per la trasmissione online e la cifra su cui ci si è accordati è pari al 10,5% del profitto del venditore una volta che è stato sottratto il pagamento delle altre royalties. Un simile cambiamento è opinione di tutti che faciliterà un certo tipo di distribuzione online e magari aprirà la strada a discussioni anche sulle altre tipologie di distribuzione.
Al momento manca solamente l’approvazione finale del Copyright Royalty Board che sembra tuttavia abbastanza scontata dato il totale accordo e la soddisfazione generale intorno al nuovo sistema di calcolo. Rimane però aperto il problema delle radio online che, da quando hanno subito un drastico rialzo dei prezzi delle royalties, navigano in brutte acque e rischiano la chiusura.