Cellebrite, una società israeliana specializzata in sicurezza, ha annunciato di essere in grado di copiare dati da qualsiasi dispositivo Apple, inclusi gli iPhone e gli iPad aggiornati a iOS 12.3. È quanto conferma AppleInsider, nel riportare le parole dell’azienda. Il gruppo è divenuto noto negli ultimi anni per aver superato a scopo d’indagine i blocchi e la crittografia utilizzata da Apple, azienda sempre più focalizzata sulla privacy.
Secondo quanto riferito dal sito statunitense, Cellebrite è ora in grado di “operare un’estrazione completa del file system su qualsiasi dispositivo iOS”. Il servizio è destinato agli enti governativi e alle autorità, così come già avvenuto in passato. Il gruppo, di conseguenza, è riuscito a trovare una soluzione universale anche per i device targati mela morsicata, come da tempo sembra accadere per l’universo Android.
In merito alla privacy degli utenti, così come sempre AppleInsider riporta, è intervenuto in passato il Chief Marketing Officer Jeremy Nazarian, nel corso di un’intervista rilasciata nel 2018:
C’è un imperativo di sicurezza pubblica qui. Non è una tecnologia di intercettazione, richiede l’accesso fisico. Nessuno sta spiando il tuo iPhone o il mio iPhone. Nulla in questa tecnologia lascia intendere sia aperta all’abuso.
La necessità di soluzioni terze per lo sblocco del device, come appunto quelle offerte da Cellebrite, è emersa soprattutto in USA a seguito del caso dell’iPhone usato dal killer di San Bernardino. Date le impostazioni di crittografia introdotte a partire da iOS 8, Apple non ha accesso ai dati memorizzati sul device degli utenti: non può ottenerne una copia nemmeno in presenza di un mandato da parte dell’autorità giudiziaria. Il caso fece scaturire una contrapposizione tra l’FBI e la stessa Apple: l’agenzia federale avrebbe infatti voluto l’implementazione di una backdoor su iOS a scopo d’indagine, richiesta a cui la società di Cupertino si è opposta sottolineando come una simile possibilità avrebbe messo a rischio i device di tutti ci consumatoti Apple nel mondo.
In tempi più recenti, gli alleati dei “Five Eyes” – Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti – hanno chiesto nuove leggi affinché la polizia possa accedere più facilmente ai dispositivi degli utenti, poiché “la privacy non è assoluta”. Richiesta a cui le società tecnologiche, tuttavia, si sono pubblicamente opposte.