I dati che arrivano dall’ultimo rapporto Censis sul paese sono di quelli che non ci si aspetta. Specialmente per quanto riguarda il consumo mediatico da parte degli strati più giovani della popolazione, un consumo in aumento di quantità e qualità e non solo per quanto riguarda i nuovi media.
«Sono le stesse funzioni e tecnologie del linguaggio radiofonico ad essere profondamente mutate, perché la colonna sonora della giornata di un adolescente si compone ormai di pod-cast e download di mp3 dalla rete, telefonini e lettori usati anche come apparecchi radio, playlist scambiate attraverso i blog», così il rapporto spiega il modo in cui leggere i dati che riportano un aumento e un’ibridazione nell’uso di ogni tipo di media da parte dei più giovani, ma soprattutto dati che registrano la scomparsa di ogni gerarchia tra le fonti.
Sono i ragazzi e le ragazze tra i 14 e i 29 anni che rispetto al 2003 hanno fatto il balzo in avanti dal 61% che si connette uno due volte la settimana all’83%; dal 39% che si connette almeno tre volte a settimana al 73%. Andando avanti esce però anche che il 74% del target preso in esame legge almeno un libro l’anno e il 62% più di uno, e la lettura cartacea non si ferma ai libri ma anche alla stampa, il 77% legge un quotidiano una o due volte la settimana (contro il 60% del 2003) e il 57% più di tre. L’unico dato in flessione è quello della televisione analogica che come però è facile immaginare è compensato dalla televisione satellitare.
Si vanno livellando anche i divari tra maschi e femmine, i primi più attaccati a quotidiani e televisione e le seconde più amanti di radio e periodici, ma sostanzialmente non troppo lontani gli uni dagli altri nelle abitudini e nella dieta mediatica. Unica differenza invece nel target preso in esame è che la parte più giovane (14-18) consuma decisamente meno radio e quotidiani, in linea con quanto rilevato gli altri anni.
Il confronto con gli altri paesi europei anche non ci affossa. In molti infatti utilizzano le nuove tecnologie più o meno con la nostra frequenza ma non tutti con la nostra scioltezza e con l’abitudine nomadica che contraddistingue l’Italia. Dopo anni di report deprimenti sembra che finalmente qualcosa migliori non solo per l’aumento della fruizione, ma soprattutto per la qualità di essa che non concepisce i nuovi media come isole separate, ma come un corpo unico.