La vicenda del giornalista Guy Adams, espulso da Twitter per aver riprodotto la mail di un giornalista della NBC, si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo la censura, fortemente criticata dall’opinione pubblica, Twitter ha risposto con le sue scuse sul blog: l’account @guyadams è tornato online. Tutto a posto, forse. Resta sul campo la questione della libertà di espressione sul microblogging.
Il giornalista, tra il serio e il faceto, nel suo primo tweet da uomo libero ha esordito chiedendosi cosa si era perso nel frattempo, ma in realtà di questo affaire molto imbarazzante per la società californiana e il broadcast Nbc non si è perso nulla, avendo occupato i new media nelle ultime 72 ore. E lo si evince anche dalle risposte e dai re-tweet di quelli di Adams: la vicenda non si è ancora spenta.
Oh. My Twitter account appears to have been un-suspended. Did I miss much while I was away?
— Guy Adams (@guyadams) Luglio 31, 2012
Le spiegazioni di Twitter in un apposito post sono l’esempio tipico di gestione della crisi da parte di una grossa società: niente scuse troppo esplicite, lunghe spiegazioni sul proprio codice etico e lasciarsi tutto alle spalle. Tanto che Adams ha riportato una frase di questa presa di posizione pubblica (.. Therefore your account has been unsuspended) commentando che di scuse, in verità, non se ne trovano.
“… Therefore your account has been unsuspended.” No further explanation given, or apology offered
— Guy Adams (@guyadams) Luglio 31, 2012
Il comunicato di Twitter è un piccolo capolavoro di equilibrio per quanto riguarda l’equivoco sulla mail aziendale scambiata per mail privata:
Abbiamo visto i molti commenti sul fatto che avremmo considerato un indirizzo e-mail aziendale come informazione privata. Ci sono molte persone che possono utilizzare il loro indirizzo di posta elettronica aziendale per una serie di motivi personali. La squadra di sicurezza non deve conoscere l’utilizzo dell’indirizzo di posta elettronica di ogni utente, e abbiamo bisogno di una policy che possiamo praticare per tutti i nostri utenti in ogni caso. Detto questo, vogliamo chiedere scusa per la parte di questa storia in cui abbiamo fatto un pasticcio. Il team che lavora a stretto contatto con la NBC Olympics nell’ambito della nostra partnership ha proattivamente identificato un Tweet che era in violazione delle norme Twitter e li ha incoraggiati a presentare una richiesta di assistenza al team per segnalare la violazione. Il nostro team non conosceva l’altra parte della storia e ha agito in base a quanto avrebbe fatto con chiunque altro.
La morale è presto trovata: Twitter chiede scusa per aver reagito in modo automatico, senza pensiero, ma per quanto riguarda la censura rimanda al mittente. Se la vedano Indipendent e Nbc, le due testate giornalistiche coinvolte. La sensazione però è che il danno sia ormai fatto. Twitter, normalmente considerato un campione della libertà di parola (basti pensare alla sua battaglia per gli attivisti di Occupy Wall Street), è stato ampiamente biasimato dagli altri media per aver favorito – più o meno inconsapevolmente – un partner aziendale rispetto al diritto di un utente, peraltro un giornalista, di esprimersi liberamente.