C’era una volta il negozio di dischi. Ci andavi, rovistavi tra i cd ed alla fin fine dovevi chiedere alla cassa quel titolo che da più di mezzora andavi cercando senza aver trovato nulla. Rovistando, però, trovavi quell’altro CD in offerta che porca miseria mica potevi lasciare lì. Poi guardavi i prezzi e mannaggia la miseria il portafoglio piangeva.
A casa ti aspettavano il mangianastri e il vinile per la tua vecchia discografia, mentre il lettore CD era ormai al centro della casa come segno di modernità e di rottura con il passato.
Poi venne il computer. E l’MP3. E in quel negozio non ci andasti più.
Ora scopri che sono in via di estinzione. Non se ne occupa il WWF, questo no, ma la FIMI vi ha dedicato un cenno segnalando come lo scorso 19 aprile sia stata la giornata «per la salvaguardia dei negozi di dischi in Italia». Poi due link: uno per segnalare l’iniziativa e un altro per segnalare l’intero darwiniano elenco degli ultimi negozi rimasti.
C’è aria di nostalgica rassegnazione. La rivoluzione musicale probabilmente ha superato il punto del non ritorno da un pezzo e le crepe della transizione in atto iniziano a vedersi in tutta la loro gravità.