Poi sono arrivati i blog, ovvero dei siti aggiornati più frequentemente con di tutto, dai pensierini della sera agli approfondimenti scientifici. In mezzo e successivamente, un’accozzaglia di applicazioni Web 2.0 che la maggior parte degli utenti provano una volta e non utilizzano più. La concretezza è per pochi.
Anche Internet, insomma, ha per sua stessa natura incentivano l’esuberanza di informazioni tipico di tutti i media commerciali. L’ingordigia di testi, immagini, banner, video ha sopraffatto i navigatori che hanno sviluppato antidoti eccezionali.
Non a caso si parla di banner blindness, di percentuali di abbandono dei siti in aumento, di accurata selezione e fidelizzazione dei siti “preferiti”.
Anche i mezzi che aiutano a reperire i siti si sono evoluti in tal senso: Google premia i siti più visitati ritenendoli affidabili.
Ho appena completato un tuffo nel passato scolastico grazie a Facebook e immediatamente risalgo sul trampolino per un altro salto, lavorativo.
Mi ricordo i primi tempi in cui andavo a cercare parole come meta-tag e mi scende la lacrima…
Chissà cosa ricorderanno, di questi anni e di quelli a venire, i lavoratori del Web che cominciano oggi a capire in che mondo sono finiti…