A lanciare moderati avvertimenti sui rischi legati all’evoluzione di internet è adesso uno dei principali fondatori della rete delle reti, cioè Vinton Cerf. Colui che tra il 1973 e il 1978 assieme a Robert Kahn ideò e sviluppò i protocolli TCP/IP (il sistema di comunicazione tra computer alla base di internet) e che oggi è capo evangelista di Google, ora dichiara che bisogna fare attenzione alla deperibilità delle informazioni online.
Quello della conservazione delle informazioni e dei documenti che sono online è un problema del quale internet sta cominciando a rendersi conto da un po’ di tempo: siti come Internet Archive già da qualche anno si pongono come missione l’archiviazione e la salvaguardia di tutto quanto compaia in rete (operando chiaramente una necessaria selezione), proprio perchè mancando un supporto non deperibile nel tempo si rischia più facilmente l’obsolescenza.
Ma non solo di deperibilità delle informazioni ha parlato Vint Cerf all’International Television Festival di Edimburgo. In un discorso nel quale ha fatto un riassunto della situazione di internet, dalla sua diffusione (1 miliardo di persone sono connesse ad internet contro i 5,5 che invece ne sono totalmente fuori), alle possibilità dei nuovi mercati (come quello africano), dall’emergere forte dei video online alla loro scarsa qualità, Cerf ha avuto modo di esprimere le sue idee sul futuro del web, sempre più legato all’intrattenimento e all’ubiquità dei servizi.
Forse però la parte più interessante del discorso dell’evangelista di Google è quella che riguarda i nuovi progetti a cui sta prendendo parte (uno dei quali riguarda una collaborazione con la NASA per lo sviluppo di un sistema di protocolli per lo scambio di informazioni nello spazio), nonchè le possibili strategie di Google che si possono leggere tra le pieghe delle sue parole. Su ZDnet infatti fanno notare come frasi pronunicate da Cerf come: «Non so se a 1,000 anni da ora le informazioni che riterremo valevoli e che avremmo conservato fossero state scritte su carta saranno invece perse perchè scritte in bit» potrebbero alludere al fatto che Google stia cercando un modo di risolvere il problema della natura fragile delle informazioni digitali nella dimensione del tempo.