Mandi SMS? Ti piace chattare? Usi programmi di Instant Messenger? Occhio alla dipendenza, e nel caso rivolgiti al medico. E’ questa l’avvertenza lanciata dalla portavoce di una nota clinica psichiatrica inglese, la Priory Clinic, dedita alla cura di persone affette da dipendenza da gioco d’azzardo.
Il monito avverte: ci sono persone che passano fino a 7 ore al giorno ad inviare messaggi testuali, diventando potenzialmente affetti da ““. Secondo Mark Collins, uno dei responsabili della clinica, sarebbe in forte aumento la dipendenza dalla tecnologia e soprattutto la particolare forma legata alla comunicazione testuale mediata.
Difficile, però, sposare teoria della comunicazione con i moniti lanciati dalla Priory Clinic in quanto le necessità comunicative odierne, legate ad una certa regressione della scrittura verso forme di oralità tribale, spiegherebbero a tutti gli effetti quella che teoricamente è ovvia tendenza ma che nella pratica viene etichettata come deviazione maniacale, compulsiva, schiavizzante.
Mark Berelowitz, psichiatra infantile del Royal Free Hospital, getta acqua sul fuoco avvertendo di non porre troppa attenzione su avvisi tanto azzardati in quanto si rischia solo di minimizzare dipendenze realmente pericolose e facenti capo non a chat ed sms quanto piuttosto a droghe ed alcool.
Dalla vicenda si evince come l’unico grande problema attuale sia la crescente (e questa volta sì: “compulsiva”) necessità di comunicazione e di rapporti interpersonali, sia pur se mediati. In quest’ottica chat, sms e messenger vari si configurano semplicemente come un importante mezzo coadiuvante e non certo come droghe dannose e schiavizzanti. Casi particolari, di diversa estrazione, a parte.