Il prossimo 7 aprile si tiene a Milano la decima edizione del Wlan Business Forum 2009, l’evento chiave in Italia del settore wireless e broadband in cui i visitatori possono aggiornarsi su tutte le opportunità strategiche legate alle soluzioni reti WiFi, Hyperlan, Mesh e WiMax, attraverso il confronto con esperti, analisti e con l’incontro con i fornitori.
L’evento è occasione di una riflessione su queste tecnologie, al di là dei toni entusiastici con cui queste vengono presentate e divulgate. Sebbene effettivamente si tratti di tecnologie che consentono di superare il digital divide, di alleggerire il peso economico delle infrastrutture e sebbene oggi le comunicazioni mobili siano sempre più sicure e quindi apprezzate anche dalle aziende, non è certo se avranno lunga vita.
In Italia infatti, si parla poco dei primi fenomeni di chiusura delle reti Wlan in Europa. Per esempio, lo scorso maggio quattro biblioteche pubbliche di Parigi hanno disattivato le reti WiFi, dopo appena un mese dalla loro installazione, perché gli impiegati e i frequentatori della biblioteca lamentavano sintomi come mal di testa, vertigini, nausea, insonnia e dolori muscolari.
Nel Regno Unito è stato lo stesso Direttore dell’Agenzia per la Protezione Ambientale, Sir William Stewart, ad esprimere preoccupazione per la salute dei bambini esposti a connessioni wireless nelle scuole già nel 2007 quando un impianto WiFi è stato rimosso dalla scuola di Stowe perché un insegnante stava male.
Nell’aprile del 2008 il Sindacato degli insegnanti inglesi ha chiesto la sospensione dei sistemi WiFi nelle scuole e a giugno un’inchiesta della BBC ha dimostrato che il campo magnetico in un’aula equipaggiata con WiFi era tre volte più potente di quello emesso da un ripetitore GSM.
In Germania nel 2006 il WiFi è stato vietato in tutte le scuole di Francoforte e nell’estate 2007, il governo Merkel ha chiesto ai tedeschi di privilegiare l’accesso via cavo per ridurre le esposizioni a campi elettromagnetici.
La Elettrosensibilità, detta anche “Sindrome da micro-onde”, dunque, potrebbe sul lungo termine rappresentare un rischio per i lavoratori che usano il WiFi e le altre reti wireless, ma potrebbe essere anche un potenziale fattore di perdita per le aziende che siano costrette a disinstallare questi impianti per proteggere la salute dei lavoratori e la loro stessa produttività.
Sarebbe utile che la ricerca chiarisse, infatti, non solo l’impatto di queste tecnologie sulla salute, nel breve e nel lungo termine, ma anche l’impatto sulla produttività perché è chiaro che un lavoratore con il mal di testa o con la nausea produce molto meno. Ad oggi la soluzione priva di rischi, da questo punto di vista, resta ancora la banda larga su cavo.