Ed ora i produttori sono tra incudine e martello. Da una parte c’è la Cina, che impone l’installazione di Green Dam per vietare la visione di contenuti pornografici agli utenti entro la Grande Muraglia; dall’altra c’è la Solid Oak, azienda USA che rivendica la proprietà sul codice utilizzato da Green Dam. I produttori, insomma, saranno costretti a prendere una decisione: affrontare un processo interno, oppure accondiscendere alle richieste delle istituzioni cinesi.
Tre gruppi sono già nel mirino: trattasi di Sony, Lenovo e Acer, ovvero i primi i quali si sono affrettati ad inserire “Green Dam – Youth Escort” nella propria dotazione hardware così da tornare quanto prima a vendere liberamente sul territorio cinese. Ora le stesse tre case si trovano però al centro di un intricato caso internazionale a metà tra il sociale, il politico e l’economico. Ma destinato a svilupparsi anzitutto sul piano legale.
La denuncia non è ancora stata formalizzata ma è già oggi una concreta minaccia. Mentre la Solid Oak punta il dito contro Sony, Acer e Lenovo (le quali hanno già confermato l’adozione di Green Dam), infatti, il monito va anche a tutte le altre case produttrici che intenderanno abbassare la testa di fronte alle richieste del Governo cinese. L’accusa palesa la certezza per cui il codice di Green Dam sia stato copiato in larga parte dal “Cybersitter” dell’azienda USA ma, nell’impossibilità di agire rapidamente contro gli apparati cinesi, ha scelto una via alternativa ponendo la spada di Damocle sulla testa dei produttori hardware.
La produzione Solid Oak è originariamente destinata alle famiglie ed alle strutture educative. I filtri apponibili vanno dal controllo della navigazione al monitoraggio delle azioni a tastiera, oltre ad un controllo remoto della navigazione. Il codice sarebbe stato copiato al fine di preparare un software da installarsi sulle macchine di nuova produzione, elevando così i controlli per bambini a rango di firewall nazionale.
Green Dam è bacato; Green Dam è copiato; Green Dam è pericoloso. Green Dam, per ora, è fortunatamente rinviato, ma la scadenza per le installazioni obbligatorie potrebbe essere nuovamente fissata a breve. A quel punto le aziende dovranno scegliere: o sottostare alle richieste di una azienda americana, oppure accettare le imposizioni del mercato cinese. Quest’ultima opzione ha validi argomenti a propria disposizione: milioni di utenti potenziali, miliardi di dollari a cui diventa difficile rinunciare.
Al riparo da problemi per ora soltanto Apple ed i produttori con distribuzioni Linux: per loro una versione ad hoc di Green Dam non è ancora stata rilasciata.