Chi è causa del suo mal pianga con Anselmi

Chi è causa del suo mal pianga con Anselmi

Alcuni giorni fa, Giulio Anselmi, il direttore del quotidiano torinese La Stampa, tuonava contro il giornalismo online, accusato di essere poco affidabile e accurato rispetto a quello tradizionale. Una presa di posizione singolare, specie se si pensa che da diversi anni il suo quotidiano ha una edizione online cui lavora – non senza difficoltà – un’intera redazione web. Riflettendo ulteriormente sulle dichiarazioni di Anselmi, sono però giunto a una nuova conclusione: il direttore della Stampa non ha una idea particolarmente precisa di che cosa sia il giornalismo online, altrimenti non sarebbe stato così generico e categorico nell’etichettare i giornali sul web come inaffidabili e imprecisi.

La definizione “giornalismo online” è infatti onnicomprensiva e tende a mettere nello stesso calderone i giornali cartacei con una edizione anche sul web, le testate regolarmente registrate che esistono unicamente in linea, i siti di informazione, le televisioni all news con una edizione online, i blog impegnati nella società civile e gli spazi web che fanno informazione a livello amatoriale (citizen journalism). A quali faceva riferimento Giuio Anselmi? Difficile dirlo. Sicuramente la definizione del direttore della Stampa poco si adatta al giornalismo online creato “dal basso”, da quegli utenti della Rete che magari non hanno un tesserino da giornalista, ma che si muovono sul territorio per poi mettere in evidenza sul web fatti e contraddizioni che hanno riscontrato nel corso della loro opera di ricerca. Definire questo tipo di giornalismo meno credibile di quello tradizionale è un grave errore e testimonia una visione molto provinciale e datata del fare informazione. Grazie alla Rete, negli ultimi anni il citizen journalism è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da spingere numerosi soggetti dell’informazione a tenerne conto (pensiamo ad esempio alle iniziative della CNN con il suo iReport).

Il pensiero di Anselmi diviene, invece, maggiormente condivisibile se si pensa al giornalismo tradizionale che cerca di trapiantarsi online. Ormai tutti i grandi quotidiani di rilevanza nazionale hanno una loro edizione sul web, che segna una tendenza globale che porterà in futuro le edizioni digitali a sopravanzare i tradizionali giornali cartacei. Mentre all’estero la maggior parte delle edizioni per la Rete mantengono un livello di serietà e autorevolezza paragonabile a quello dei quotidiani in edicola, in Italia le versioni online dei giornali omnibus (La Stampa, Repubblica, Corriere della Sera…) sono dei veri e propri magazine in cui gossip, pecoreccio e amene curiosità spadroneggiano a tal punto da mettere in secondo piano le vere notizie. Basta osservare le home page dei quotidiani per rendersene conto: donne discinte, filmati tragicomici, fotografie dei paparazzi, indiscrezioni e bufale colossali sono costantemente in evidenza, pronte a titillare il presunto interesse del lettore per questi temi. Come accadeva ai primordi della carta stampata, i quotidiani italiani online cercano di attirare l’attenzione degli utenti con delle vere e proprie “Wunderkammer” digitali, accattivanti, piene di curiosità, ma che lasciano il tempo che trovano specie per chi desidera essere informato veramente.

Linee editoriali di questo tipo compromettono inevitabilmente l’affidabilità delle versioni online dei quotidiani, o per lo meno la percezione di essere dinanzi a qualcosa di affidabile da parte dei lettori. A differenza dei quotidiani all’estero, in cui i redattori del cartaceo sono anche quelli dell’edizione web e viceversa, da noi vige spesso una stretta compartimentazione tra la redazione tradizionale e quella online. I redattori per il web sono generalmente pochi e devono confrontarsi con una grande mole di lavoro per mantenere sempre aggiornato il giornale, la tentazione di fare copia incolla dagli “inaffidabili siti di informazione online” diventa grande, e spesso avvengono dei plagi da antologia o delle sonore sbandate con la pubblicazione di bufale che compromettono ulteriormente il rapporto di fiducia tra il lettore e il giornale.

Alla luce di queste considerazioni, la presa di posizione di Giulio Anselmi assume un proprio senso, ma al tempo stesso costituisce un’aggravante per il direttore della Stampa. Come i suoi colleghi, infatti, Anselmi è il primo responsabile della linea editoriale del suo giornale sia su carta che sul Web. La deriva verso il pecoreccio e lo scandalismo nella speranza di avere qualche visita in più è diretta responsabilità dei direttori dei quotidiani, non certo di quei soggetti che hanno scelto di fare al meglio delle loro possibilità un’unica cosa online: informare. A prescindere dall’avere un tesserino o meno in tasca.

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