Identificare chi offre musica online, negli USA, sta per diventare facilissimo. Una corte di Washington ha infatti rifiutato l’appello presentato dal provider Verizon contro la richiesta avanzata dalla Recording Industry Association of America (RIAA) che voleva conoscere i nomi di quattro suoi clienti accusati di aver messo in Rete MP3 protetti da copyright.
La decisione, anche se non definitiva, obbliga Verizon a rivelare l’identità dei quattro. Se la RIAA si aggiudicherà anche l’ultimo grado di giudizio (la sentenza è attesa a settembre), i dententori di copyright potranno pretendere di conoscere i nomi di chi offre materiale protetto senza attendere l’ordine di un giudice.
Proprio su questo punto si è concentrata la battaglia di Verizon. Il provider, infatti, non discute il diritto da parte dei detentori di copyright di conoscere chi distribuisce illegalmente le loro opere. Soltanto, contesta il fatto che i detentori possano avanzare direttamente questa richiesta, senza passare per un tribunale. Un potere che, secondo la RIAA, è riconosciuto dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA), la discussa legge sul diritto d’autore online approvata dal Congresso nel 1998. Anche le organizzazioni per la tutela della privacy sono scese in campo, paventando un uso indiscriminato dei poteri forniti dal DMCA.
La corte d’appello ha dato a Verizon due settimane di tempo per rivelare i nomi. “Rispetteremo la decisione”, ha dichiarato Sarah Deutsche, vicepresidente di Verizon, “ma restiamo preoccupati sull’uso potenziale che la RIAA e gli altri potranno fare di questi poteri”.
Verizon ha provveduto ad informare i quattro sospetti “pirati”, comunicando loro che molto presto dovranno rispondere della propria condotta di fronte alla RIAA e, eventualmente, ai giudici. L’associazione dei discografici statunitensi ha detto, comunque, che non ha ancora deciso cosa fare dei nomi ottenuti. Intanto un altro provider, Earthlink, ha deciso di comunicare alla RIAA l’identità di un suo utente in seguito alla sentenza di Washington.