Lo scorso anno Google ha dato il via alla costruzione di alcune chiatte galleggianti, ormeggiate in diverse città degli Stati Uniti come San Francisco e Portland. Un progetto inizialmente avvolto dal mistero, per il quale sono state formulate le ipotesi più svariate e talvolta fantasiose: innovativi data center, punti vendita per i device o showroom dove entrare in contatto con le nuove tecnologie. Tutto cancellato: in estate il gruppo di Mountain View si è visto costretto ad accantonare definitivamente l’idea, senza però spiegarne le motivazioni.
A far chiarezza è oggi un documento pubblicato in base a quanto previsto dalla legge Freedom of Information Act, in cui si viene a conoscenza del fatto che bigG non ha saputo soddisfare le richieste avanzate dalla US Coast Guard in merito alla sicurezza, in particolare per quanto riguarda il pericolo di incendio. In un’email inviata al gruppo di Mountain View nel marzo 2013 si legge che ogni piattaforma avrebbe ospitato circa 19.000 litri di carburante sul ponte principale, una quantità tutt’altro che trascurabile. In agosto la guardia costiera statunitense ha poi espresso le proprie preoccupazioni per la mancanza di un piano di evacuazione espressamente dedicato alle persone disabili.
Un altro problema ha riguardato il numero di visitatori da ospitare in contemporanea sulle chiatte: 1.200 secondo quanto previsto dal motore di ricerca, quasi dieci volte in più rispetto alle 150 autorizzate da Foss Maritime, azienda che si è occupata di costruire la struttura. Pare inoltre che una parte dei lavori sia stata effettuata da bigG senza ottenere il via necessario libera da parte delle autorità portuali. Tutti fattori che hanno portato alla decisione inevitabile di chiudere il progetto: la costruzione di Portland è stata venduta e smantellata, mentre quella di San Francisco si è allontanata dalla baia nel mese di febbraio.