Dopo le lamentele, l’azione. Il Governo cinese nei giorni scorsi si era fatto sentire riguardo il tema della mancanza di moralità in rete e dei troppi siti pieni pornografia e informazioni o pareri politici che corrompono le menti dei giovani. È venuto ora il momento di intervenire e le istituzioni hanno immediatamente usato le maniere forti.
Sono in totale 91 i siti che in due mandate sono stati chiusi dal Governo: si tratta di soggetti che si sono rifiutati di adeguarsi alle regole o che le avevano violate oltre ogni misura. Non sono stati invece chiusi i siti sotto l’ombrello dei grandi nomi come Yahoo, Google e Baidu perchè, fin da subito, le rispettive proprietà hanno promesso che si sarebbero adeguate al dictat.
«Google vuole essere un cittadino obbediente verso il Governo cinese» ha dichiarato il motore di ricerca in un comunicato stampa, segno di come non ci sia nemmeno possibile discussione intorno all’eventualità di mediare i contenuti al momento presenti. Ciò che non è ammesso va rimosso, altrimenti il sito viene chiuso.
Tra i molti siti che presentano “volgarità” e che non si sono adeguati (e che dunque sono stati chiusi) spicca Bullog.cn, noto portale di blog cinese che ospitava molti blog politici e anche una campagna di firme “08 Charter” contenente 303 adesioni in richiesta di libertà di espressione e libere elezioni. Secondo lo stesso proprietario del network, Bullog.cn è stato tra i primi bersagli ad entrare nel mirino.
Oltre alla grande ondata di chiusura, il Governo ha anche chiesto a tutti coloro i quali hanno trasgredito, ma hanno intenzione di adeguarsi alle regole, di farsi essi stessi poliziotti della rete e segnalare eventuali trasgressioni o, se tali trasgressioni avvengono in siti di loro proprietà, di chiuderli immediatamente.