Era il più atteso oggi all’apertura dello IAB forum a Milano, e non ha deluso. Chris Anderson, fondatore di Wired e guru del Web, ha ripreso la sua battaglia contro la nuova logica dei contenuti e delle piattaforme chiuse affermando ancora che “the Web is dead”.
Dopo l’introduzione di Roberto Binaghi, presidente di IAB Italia, che ha mostrato i numeri della ancora scarsa penetrazione di Internet in Italia (52% contro l’80% del nord Europa; 4.000 WiFi spot contro i 28.000 della Gran Bretagna), invitando le autorità a fare di più e, spezzando una lancia a favore dei giovani (“i più esperti anagraficamente ma i meno ricercati nel mondo del lavoro”), Anderson è salito sul palco di Milano Fiere con due sole cose sotto braccio: l’ultimo numero della sua rivista e un iPad.
La prima domanda che si è posto è la più semplice, in apparenza: cos’è il Web?
Il Web è un’idea, un protocollo, ma non è Internet. Internet è nato negli anni Sessanta, e vivrà per sempre. Il Web è nato venti anni fa e il protocollo open col quale era stato inizialmente pensato è andato in soffitta, a favore delle applicazioni.
La tesi di Anderson è nota: la combinazione dei device come l’iPad (“destinato a sostituire i laptop e poi anche tutto il resto”) e i social network sta modificando completamente il nostro approccio verso il Web, che è diventato molto più intermediato:
I device rendono invisibile ciò che Google rende visibile. Facebook ha bisogno di un’iscrizione, frammenta le nostre conoscenze, alza anche lui barriere. Il risultato è che comincio a chiedermi a cosa serva Google, se può farti vedere tutto tranne quello che succede dentro Facebook.
Parole che sicuramente faranno discutere. Anche se Anderson spera di sbagliarsi, ha mostrato una serie di slide (che potete vedere nella galleria in fondo all’articolo) che hanno portato acqua al suo mulino. In primo luogo, i numeri del traffico:
Spendiamo più tempo in applicazioni chiuse e meno tempo sul Web aperto. E dove c’è più tempo, lo segue il denaro.
Insomma, secondo Anderson stiamo sempre più tempo su Internet, ma non sul Web, perché sono due cose diverse. Ma è così ovunque? Qui la prima sorpresa: in Europa il calo del traffico “aperto” è meno vistoso, anzi in certi settori sta salendo. Non se ne conoscono i motivi, ma è così. Solo a causa della minor penetrazione dell’iPad rispetto a USA e Asia?
A proposito delle diavolerie di Steve Jobs, Anderson tiene subito a precisare:
Io adoro gli oggetti della Apple, sono geniali, bellissimi, hanno un design fantastico, ma sono portali verso Internet che chiedono qualche soldo per entrare, giustificandoli con la semplicità e il divertimento delle loro applicazioni. iPad, iPhone, Facebook, sono diventati il Web secondo moltissime persone. Per un vecchio ragazzo del Web come me, invece, la rete serviva a un’altra cosa.
La battaglia delle piattaforme, nel quale sono entrati tutti (compreso Google) è una battaglia di mercato, che si basa sul meccanismo che oggi va per la maggiore: il cloud. Un device porta verso la nuvola, la nuvola di applicazioni, riposte nei server delle grandi società, compone le feature che desideriamo dentro il device. Noi non vediamo più ciò che lo permette, ma godiamo il prodotto finale di questo assemblamento.
C’è una soluzione perché il Web torni a essere protagonista dei contenuti? Secondo Anderson la risposta è HTML5:
Secondo me solo l’HTML5 può riportare questi contenuti dentro il Web e riportarci il traffico, e di conseguenza l’interesse degli investitori. Perché l’HTML5 ha le caratteristiche di successo di questi device e delle loro applicazioni: eleganza, semplicità, bellezza, design di contenuti in cui immergersi.
Le ultime slide sono dedicate all’esperienza di Wired con l’applicazione per i tablet, con un suggerimento concreto per il prezzo equilibrato di un’applicazione: la metà fra lo zero della parta alta della “coda”, e il prezzo più alto della parte finale dei consumatori della rivista cartacea. Vale a dire 1,99 dollari.
Le discussioni sono già esplose, direttamente nel twitter di IAB forum. E voi, cosa ne pensate? Vogliamo salvare il Web, magari noi europei, oppure le cose devono andare come stanno andando?
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