Chrome e incognito: Big G finisce in tribunale

Alla fine Google dovrà difendersi in tribunale per la modalità Incognito di Chrome. Un giudice in California ha deciso che la causa può andare avanti.
Chrome e incognito: Big G finisce in tribunale
Alla fine Google dovrà difendersi in tribunale per la modalità Incognito di Chrome. Un giudice in California ha deciso che la causa può andare avanti.

Google finisce in tribunale. A quasi un anno dall’accusa di tracciare gli utenti di Google Chrome anche quando hanno abilitato la modalità Incognito, che dovrebbe essere privata e non registrare l’attività degli utenti che la utilizzano, un giudice in California ha respinto ogni tentativo di Google di far cadere nel vuoto la questione.

Google, secondo la giudice Lucy Koh, non ha avvisato gli utenti che la raccolta dei dati sarebbe avvenuta anche durante l’uso della modalità Incognito. A nulla sono valsi i tentativi di Google di spiegare che la modalità Incognito non significa “invisibile” e che, nonostante l’utilizzo di tale modalità, i siti internet che vengono visitati dagli utenti sono comunque in grado di visualizzare l’attività degli stessi utenti.

Big G è pronta a difendersi con forza da questa class action che punta ad ottenere da Google un risarcimento record di 5 miliardi di dollari. Tutto si giocherà sul modo in cui Google comunica – o ha comunicato in passato – agli utenti come funziona la modalità Incognito. Ad oggi, aprendo una finestra in incognito su Chrome, il messaggio sembra molto chiaro:

Ora puoi navigare in privato. Le altre persone che usano questo dispositivo non vedranno le tue attività, ma i download e i preferiti verranno salvati.

Chrome non salverà le seguenti informazioni:

  • Cronologia di navigazione
  • Cookie e dati dei siti
  • Informazioni inserite nei moduli

La tua attività potrebbe comunque essere visibile:

  • Ai siti web visitati
  • Al tuo datore di lavoro o alla tua scuola
  • Al tuo provider di servizi Internet

Nulla da fare, però. La giudice ha deciso che Google dovrà difendersi in tribunale e far valere lì le proprie ragioni. In una mail inviata a The Verge, Il portavoce di Google Jose Castaneda ha ribadito quanto già sostenuto lo scorso giugno, precisando che l’azienda si difenderà con forza di fronte a questa accusa che non starebbe in piedi.

Come affermato chiaramente ogni volta che si apre un nuovo tab incognito, i siti internet potrebbero essere in grado di raccogliere le informazioni sull’attività del browser.

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