Ogni mese vengono pubblicati i dati relativi alla diffusione dei browser più noti (Internet Explorer, Chrome, Firefox, Safari e Opera) e puntualmente nascono discussioni sulla metodologia adottata per rilevare le rispettive quote di mercato. StatCounter ha recentemente annunciato il superamento di Internet Explorer da parte di Chrome, ma Microsoft aveva già segnalato che il metodo adottato per misurare il market share è viziato da errori.
Attualmente ci sono due fonti principali per i dati sulla diffusione dei browser nel mondo: StatCounter e Net Applications. Entrambe forniscono risultati dettagliati e spesso mostrano lo stesso trend generale, ma la percentuale relativa alle quote di mercato sono molto differenti tra loro. Secondo StatCounter, Chrome ha raggiunto una quota del 32,76% nella settimana dal 14 al 20 maggio, mentre Internet Explorer è fermo al 31,94%, come si vede nel grafico seguente.
I dati di Net Applications relativi al mese di maggio non sono ancora disponibili, ma osservando le percentuali del mese scorso, sono chiaramente evdenti le discrepanze rispetto a StatCounter. Internet Explorer domina ancora il mercato con il 54,09%, seguito da Firefox con il 20,20%, mentre Chrome è addirittura al terzo posto con il 18,85%.
Microsoft ritiene che i dati pubblicati da Net Applications rispecchino la reale diffusione dei browser per almeno tre ragioni. Oltre ad attribuire un “peso geografico” all’uso dei browser in base alla reale popolazione Internet e a calcolare solo gli utenti unici (non le visite assolute), Net Applications non tiene conto della funzionalità di prerendering integrata in Chrome. Questa tecnologia permette di caricare in anticipo le pagine dei siti web elencati nei risultati di una ricerca su Google. Il browser apre una tab nascosta per ogni pagina, che verrà mostrata solo se l’utente clicca su link corrispondente. Ciò però altera il conteggio delle “page view” e conseguentemente la rilevazione del market share.
Secondo Microsoft, insomma, Chrome è in testa alla speciale classifica soltanto grazie ad un “trucco” contabile. Secondo Redmond, insomma, per IE il controllo sul mercato sarebbe ancora ampio e mai messo in discussione dalla cavalcata del browser Chrome.