Accomunati dallo stesso progenitore, i progetti Chrome OS e Android potrebbero presto cozzare uno contro l’altro, dando vita ad una lotta per la supremazia che sullo stile dei duelli in salsa Western potrebbe sfociare nel più classico dei “mors tua vita mea”. A sostenerlo è uno che in quel di Mountain View sa bene come funzionano le cose, avendo dato la vita ad un prodotto che risponde al nome di GMail.
A parlare è Paul Buchheit, che tramite Twitter espone il proprio parere in merito alla coesistenza dei due sistemi operativi in casa Google. Secondo Buchheit lo spazio a disposizione è troppo stretto per far correre i due progetti su binari paralleli, i quali prima o poi dovranno incrociarsi: il risultato potrebbe essere l’annichilimento di uno dei due, con l’ipotesi di una fusione sempre valida. Ma è da FriendFeed, piattaforma social creata dallo stesso Buchheit e ceduta poi a Facebook, che giungono le motivazioni di tali dubbi. Motivazioni riassumibili nel quesito “cosa c’è che Chrome OS può fare meglio di Android?”.
La piattaforma dell’androide è riuscita in breve tempo ad imporsi come una delle soluzioni più gradite dagli utenti di tutto il mondo, con grafici che mostrano chiaramente un trend positivo per il sistema operativo che fa di Linux la propria anima. Android rappresenta uno dei fiori all’occhiello del colosso delle ricerche, che per nessuna ragione al mondo toglierebbe ossigeno al progetto. Ossigeno che potrebbe però essere richiesto anche da Chrome OS, il quale farebbe dunque le veci un fratello minore di Android, pronto ad evolversi prendendo quest’ultimo come esempio da seguire.
Il teorema proposto da Buchheit non tiene però forse conto di un aspetto fondamentale: come ribadito diverse volte da più voci appartenenti al coro Google, i progetti Android e Chrome OS non hanno nulla a che vedere uno con l’altro. Target d’utenza, modalità e scenari di utilizzo, filosofia di funzionamento, dispositivi compatibili ed altri numerosi aspetti che caratterizzano ciascuna delle due piattaforme risultano infatti profondamente diversi. La forte impronta cloud data dagli ingegneri di Mountain View a Chrome OS permette infatti a quest’ultimo di distinguersi da Android, lasciando esclusivamente il marchio Google a fare da denominatore comune.
Se tali argomentazioni rendono poco credibile una fusione dei progetti (nonostante Sergey Brin abbia dichiarato che in futuro qualche punto di intersezione tra i due cammini potrà esserci, con aspetti di uno che potranno confluire nell’altro e viceversa), a rendere difficilmente percorribile la strada dell’abbandono totale di Chrome OS vi sono i diversi accordi stretti da Google con alcuni produttori hardware, pronti a lanciare dispositivi basati proprio sul sistema operativo cloud-oriented. Se le vendite non dovessero andare per il verso giusto le carte in tavola potrebbero però cambiare, permettendo a Buchheit di meritarsi l’etichetta di profeta.