Ogni anno milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura perché superata la data di scadenza riportata sulla confezione. Di questi, buona parte sono in realtà ancora commestibili, spesso a causa di una data di scadenza troppo vicina riportata con l’obiettivo di ridurre al minimo i potenziali rischi derivanti dall’ingestione di cibo avariato. La soluzione potrebbe giungere dall’elettronica: l’Università di Catania, in collaborazione con la controparte di Eindhoven, sta infatti studiando un dispositivo capace di monitorare in tempo reale lo stato di ogni alimento.
L’idea di fondo è quella di integrare alcuni circuiti elettronici all’interno delle confezioni degli alimenti venduti nei supermercati, permettendo così la rilevazione immediata di alcuni parametri che fungono da indicatori dello stato di salute degli stessi. Qualora tale tecnologia dovesse prender piede, in futuro potrebbe esser possibile fare a meno delle date di scadenza, il più delle volte stabilite effettuando approssimazioni per difetto: per sapere se un prodotto è fresco o meno sarà sufficiente avvicinare un apposito lettore o addirittura il proprio smartphone.
Inizialmente pensati per esser realizzati in silicio, tali sensori sono stati successivamente convertiti per poter utilizzare la plastica: ciò ha consentito una sensibile riduzione nei costi di produzione, passando dai precedenti 10 centesimi per unità a soltanto 1 centesimo di euro, oltre che una più semplice integrazione con le confezioni attualmente in commercio. L’impatto dal punto di vista economico potrebbe dunque essere piuttosto irrisorio, consentendo la rapida diffusione di una tecnologia in grado di consentire un notevole risparmio ed un maggiore rispetto dell’ambiente.
Il sensore si compone quindi di un convertitore analogico-digitale, rappresentando il primo di tale categoria ad essere stampato su di una superficie in plastica. La lettura avviene quindi in tempo reale, con alcuni componenti che reagiscono in maniera differente a seconda delle quantità di certe sostanze presenti nell’alimento. Dalla carne al latte, dai biscotti a qualsiasi altra tipologia di alimenti, una simile tecnologia potrebbe rappresentare una sensibile svolta per l’industria alimentare, riducendo al minimo lo spreco di cibo ancora commestibile.