Apple si prepara alla crescita del numero di iPhone venduti per il quarto fiscale in corso: grazie all’accordo con China Mobile, l’operatore telefonico fra i più grandi del mondo, il gruppo di Cupertino distribuirà ben 12 milioni di iPhone 5S e iPhone 5C in più. Ad affermarlo è Katy Huberty, analista di Morgan Stanley esperta del mondo Apple.
I dettagli dell’accordo tra Apple e China Mobile non sono ancora ben definiti, quindi non è dato sapere quando effettivamente verrà attivata la commercializzazione di iPhone 5C e iPhone 5S per i consumatori cinesi. Ma pare che le speculazioni sulla partnership abbiano già portato una brezza frizzante sul gruppo di Cupertino, capace di un incremento positivo in borsa. Le motivazioni sono abbastanza scontate: la domanda di melafonini in Cina è elevata, ma gli utenti rinunciano all’acquisto perché il prezzo dei terminali svincolati da contratto è troppo alto rispetto al costo della vita locale. In abbinato con un operatore, quindi con rate mensili comprensive di traffico voce e dati, si ipotizza che gli smartphone con la mela morsicata prenderanno il volo.
Qualche giorno fa Gene Munster di Piper Jaffray, analista del mondo Apple particolarmente famoso per le sua previsioni spesso azzeccate, ha ipotizzato un incremento di 17 milioni di unità per l’attuale e il prossimo quarto fiscale. Morgan Stanley rimane più sul conservativo, con numeri comunque da capogiro: 12 milioni di esemplari. Una spinta non da poco per il market share di Apple, oggi giorno minato e reso più piccolo dalla predominanza del mondo Android, soprattutto in Asia. Estremamente più ridotte, invece, le analisi di Wedge Partners: sarà di un solo milione l’incremento, anche se la cifra appare fin troppo al ribasso per la mela morsicata.
Non vi è accordo, invece, su quale sarà il device di maggior successo fra i due terminali presentati dal gruppo lo scorso settembre. In tutto il mondo è iPhone 5S a vincere la partita, mentre iPhone 5C procede a rilento pur conquistando diversi switcher Android. Ma la partita cinese è tutt’ora aperta, perché si tratta di un settore tradizionalmente anomalo – se così lo si può definire – dove i consumatori potrebbero sparigliare le carte in tavola.