Il mercato digitale cinese è in continua crescita e, nonostante il punto di partenza fosse estremamente penalizzante rispetto al resto del mondo e nonostante le mille problematiche direttamente correlabili al regime, il ritmo con cui il paese recupera è valutabile in 17 milioni di navigatori in più in soli 12 mesi.
Ad oggi sono 111 milioni i navigatori cinesi, una percentuale dunque di poco più dell’8% dell’intera popolazione residente oltre la Grande Muraglia. Tale dato va raffrontato al 15.2% medio con cui il web è penetrato nel resto della popolazione mondiale. Rifacendosi ai dati del China Internet Network Information Centre, l’ANSA sottolinea: «più della metà dei navigatori cinesi – il 50,2% – usa connessioni veloci e la grande maggioranza vive nelle città».
Ed è proprio relativo alle grandi città il report del CNNIC che restituisce i dati relativi all’uso dei motori di ricerca in Cina. Un dato emerge su tutti: l’accoppiata Baidu/Google domina completamente il mercato occupandone oltre la metà (55%) e lasciando a tutti i restanti motori di ricerca la spartizione frammentaria del resto dell’utenza. Baidu, in particolare, risulta essere il motore maggiormente usato per la ricerca di file MP3. Google recupera posizioni in ambito governativo (45.7%, +1.4% rispetto a Baidu) ed in campo aziendale (44.7% contro il 39.5% di Baidu). Nei campus universitari è invece Baidu a farla da padrona con oltre il 65% del mercato contro il 25% del motore di Mountain View. Nel segmento “high-end user” (il 20% del totale) è al contrario Google a dominare con quasi il 60% dell’utenza.
Il mercato cinese evidenzia dunque tutti i propri disequilibri: dati poco omogenei e percentuali di difficile interpretazione evidenziano un paese che cresce a ritmo vertiginoso ma tra mille difficoltà. Dai numeri non emerge la realtà del pesante digital divide che grava sull’utenza estranea alle realtà cittadine e nel contempo non si rendono evidenti tutte le discrasie originate dalla stretta censura applicata agli strumenti web. Tuttavia emergono due distinte pressioni: da una parte quella del controllo governativo su uno strumento che incarna un ideale di libertà, dall’altra l’imponente crescita che sta estendendo ampiamente le possibilità di connessione (grazie a precise politiche di incentivo) ed il numero di domini registrati.
A tal proposito va sottolineato come il .cn sia ormai il dominio più diffuso di tutta l’area asiatica e tutto ciò nonostante al mondo sia ancora più presente un dominio come il .it che deve fare affidamento su un bacino d’utenza decisamente ridotto. Il rapporto tra le parti sarà comunque presto ribaltato: la parità è ormai praticamente raggiunta e la crescita del 154% registrata nell’ultimo anno lascia presumere un numero vicino ai 3 milioni di domini già entro la prossima annata.