Ieri l’annuncio di un progetto finalizzato alla pubblicazione di un’enciclopedia online di stato, commissionata, filtrata e controllata dall’occhio vigile del governo centrale. Oggi la conferma di nuove restrizioni stabilite dalle autorità e che saranno introdotte a breve, andando a impattare l’attività di chi si occupa di pubblicare le news. Tanti saluti alla libertà d’informazione in Cina.
Il Cyberspace Administration of China (CAC) ha pubblicato sul proprio portale le misure approvate nella giornata di ieri dal presidente Xi Jinping. Saranno attive dall’1 giugno. La più eclatante è quella che obbligherà tutti i protagonisti del mondo online a operare tramite uno staff autorizzato dal governo, in particolare quando i temi trattati riguarderanno argomenti quali la politica, le forze militari o le attività diplomatiche. Ne saranno interessati i siti di informazione, ma non solo: anche blog, forum, motori di ricerca e addirittura le applicazioni dedicate alla messaggistica istantanea. Le realtà che non si conformeranno alla richiesta andranno incontro a sanzioni e, probabilmente, all’oscuramento.
Potranno dunque occuparsi di scrivere e pubblicare le news online solamente coloro che si saranno sottoposti con successo a corsi organizzati ad hoc, ottenendo poi le credenziali al termine della frequenza. Anche gli ISP saranno interessati dalla misura. Non è tutto: le aziende del settore che vorranno siglare partnership con realtà estere oppure ottenere finanziamenti da società operanti al di fuori del territorio cinese dovranno prima attendere il via libera da parte dello State Internet Information Office.
È l’ennesimo giro di vite sulla libertà in Rete, sempre più limitata per i cittadini del paese asiatico. Nel mese di novembre una legge sulla cybersecurity ha di fatto vietato l’anonimato online costringendo gli utenti a usare i loro nomi reali e attribuendo al governo la facoltà di accedere a qualsiasi attività, mentre in gennaio è stato definitivamente proibito l’impiego delle VPN.