Il contesto dipinto dalla serie televisiva
Person of Interest è quello di una società distopica, dove tutti sono continuamente monitorati e controllati, grazie a un sistema originariamente concepito per la prevenzione dei crimini e basato su un’avanzata intelligenza artificiale. Fantasia? Sceneggiatura sci-fi? Ancora per poco: è quanto sta per accadere in Cina.
Il Ministero di Pubblica Sicurezza della Repubblica Popolare Cinese ha commissionato all’azienda Isvision di Shanghai lo sviluppo di una tecnologia in grado di identificare ogni cittadino tramite riconoscimento facciale, così da seguirne gli spostamenti in tutto il territorio basandosi su un network di telecamere esteso all’intero paese, in ogni luogo: per strada, nelle stazioni del trasporto pubblico, nelle località turistiche e così via. Il progetto è in cantiere fin dal 2015 e, stando ai test finora condotti, garantisce un livello di precisione pari al 88% nell’accertare l’identità di una persona, in un lasso di tempo inferiore ai tre secondi. Al momento non è chiaro quando entrerà in funzione.
Un sistema di questo tipo solleva giustificati dubbi in merito alla tutela della privacy e stabilisce un precedente che potrebbe spingere altri paesi a fare altrettanto. La finalità dichiarata è quella di garantire una maggiore sicurezza a una popolazione che oggi ha abbondantemente superato la quota di 1,3 miliardi di persone. Considerando come la Cina sia al 176esimo posto (su 180 paesi considerati) nella classifica del World Press Freedom Index sulla libertà d’espressione e di stampa (l’Italia è 52esima), le preoccupazioni che desta l’iniziativa sono più che legittime.
Un altro aspetto da considerare, non di secondaria importanza, è che tutte le informazioni necessarie al riconoscimento facciale dovranno essere immagazzinate su server cloud, rendendole dunque potenzialmente vulnerabili ad attacchi, con il rischio di sottrazione di dati personali e sensibili. La Cina sembra dunque aver imboccato la strada che la porterà a trasformarsi in una società sempre più simile a quelle descritte nel 1984 di orwelliana memoria o in opere sci-fi come i videogame della serie Watch Dogs.
Le informazioni contenute in questo articolo sono riportate sulle pagine del South China Morning Post, che precisa anche come nel paese, già oggi, vi siano sistemi di sorveglianza basati sul riconoscimento facciali, attivi però a livello locale e non su larga scala.