Ci son tecnologie che proprio non riescono a prender piede, nonostante le premesse e le aspettative: quella relativa al cinema 3D è sicuramente una di queste. Gli entusiasmi di un decennio fa si sono ben presto spenti e oggi sono sempre meno le sale che propongono la visione delle pellicole in questo formato. Di conseguenza anche gli incassi sono in flessione.
L’ennesima dimostrazione arriva da un nuovo report diffuso dalla MPAA (Motion Picture Association of America): prendendo in considerazione esclusivamente gli Stati Uniti e il Canada, i film in tre dimensioni hanno generato il 12% dei ricavi per l’intera industria al botteghino. L’anno precedente la percentuale era pari al 14%. Siamo ormai ben lontani dal 21% del 2010 (quando uscì Avatar) e molto vicini al 10% del 2009, l’anno prima del boom. Questa volta però la parabola è discendente.
Cosa ha innescato il trend? Anzitutto il fatto che la visione in 3D costringa a indossare occhialini che in molti reputano poco comodi. Inoltre, una fetta non indifferente di pubblico ritiene faticoso e stressante per la propria vista fissare uno schermo per un’ora e mezza circa interpretando decine di volte al secondo un’immagine differente per ogni occhio. Lo stesso motivo ha portato i produttori di televisori a puntare sempre meno sulla tecnologia equivalente destinata all’ambito domestico.
Prendendo in considerazione le sale cinema cinematografiche di tutto il mondo e senza limitare l’analisi al 3D, il 2017 è stato comunque un anno positivo per il cinema: 40,6 miliardi di dollari di giro d’affari. Questo nonostante la forte crescita del business legato allo streaming dei contenuti. È merito soprattutto dell’arrivo di pellicole di qualità, che hanno convinto gli spettatori a recarsi in sala. Dobbiamo in ogni caso sottolineare come le statistiche diffuse da MPAA restituiscano un quadro d’insieme ben diverso rispetto a quelle di Box Office Mojo.