Citizen Journalism a Mumbai

Citizen Journalism a Mumbai

Nonostante lo scetticismo dell’ambiente il citizen journalism, cioè la capacità delle persone comuni di riportare notizie, avvenimenti, dati, immagini e video di determinati eventi attraverso la rete, si dimostra sempre più importante e cardinale.
Il tragico evento di Mumbai dei giorni scorsi è stata l’ennesima di prova di ciò e in aggiunta è stata anche una dimostrazione delle potenzialità di alcune nuove tecnologie sociali.

Se infatti Flickr, YouTube, Wikipedia e Google Mappe sono stati già in passato strumenti fondamentali per gli aggiornamenti su eventi come gli attentati alla metropolitana di Londra o le inondazioni di New Orleans, ora si è aggiunto anche Twitter come mezzo di comunicazione per messaggi brevi e notizie flash.

Il caso ha infatti voluto che il tragico evento avesse luogo in India, uno dei paesi più tecnologicamente alfabetizzati del mondo e quindi in grado di avvantaggiarsi al meglio di tutte le ultime tecnologie della comunicazione.
Mai come prima infatti Twitter è stato uno strumento utile a diramare e diffondere messaggi, aggiornamenti, richieste e segnali riguardanti le vittime o gli ostaggi.
La funzione di ricerca unita a quella di utilizzo delle tag (#mumbai nello specifico) sono infatti stati i primi sistemi utili ad avere notizie sull’evento, non solo meglio ma anche prima dell’arrivo dei media ufficiali. A dimostrarlo è anche il fatto che ad un certo punto il governo indiano ha bloccato temporaneamente il sito timoroso del flusso informativo incontrollato.

Contemporaneamente erano però sorte una pagina Wikipedia e una di Google Mappe che riportavano quelle informazioni che non potevano più trovare spazio su Twitter.
Da Flickr invece arrivavano costantemente fotografie sullo stato delle cose, in particolare dall’album di Vinu, utente che era sceso in strada con la sua macchina fotografica prima di tutti mettendo online 112 scatti in totale.
Infine sono arrivati i bloggers di Metblogs Mumbai e i video su YouTube (ma sempre prima o più tempestivamente dei media ufficiali) con costanti aggiornamenti.

A 7 anni dall’attacco alle torri gemelle, primo caso in cui i mezzi di registrazione della realtà in mano agli utenti (telefoni cellulari, videocamere e fotocamere) sono stati determinanti per la ricostruzione e per il racconto della cronaca e primo momento in cui si è cominciato a parlare di quel fenomeno che solo in seguito sarebbe stato definito citizen journalism, la portata innovativa delle potenzialità di racconto della gente comune va dunque ridimensionata da una parte e soppesata dall’altra.
Se infatti stiamo vedendo come nel quotidiano di fatto il citizen journalism abbia poca incisività (da cui il fallimento della sezione ad esso dedicata di siti informativi come la CNN), nei casi di eventi straordinari si rivela una macchina di informazioni e di aiuto ormai indispensabile.

E ancora la connettività non è ubiqua. Ancora non tutti hanno uno smartphone o comunque non tutti sanno utilizzarlo a pieno. Ancora, insomma, la percentuale di potenziali cittadini-giornalisti è destinata a crescere.

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