Si chiama Claria, ha un sito elegante e raffinato, ma nasconde un nome che richiama sensazioni e risvolti ben diversi: Gator. Il noto marchio collegato a Gain, software costituito da fastidiose promozioni pubblicitarie in improvvise pop-up dai contenuti legati al tipo di navigazione in corso, cambia semplicemente veste. L’essenza, però, rimane la stessa.
Recentemente Gator ha vinto una importante battaglia legale contro uno spyware che nel proprio mirino avevano inserito il nome Gain. Il giudice, infatti, ha accolto la tesi della difesa secondo cui il download di Gain sarebbe volontaria e costituirebbe semplicemente una formula alternativa di pagamento del software in uso.
Il cambio di nome deciso da Gator potrebbe inserirsi in questo quadro: la volontà di scaricare la pesante immagine che il vecchio appellativo si porta appresso, costituire un rinnovato rapporto con gli spyware (la via giudiziaria intrapresa non lascia dubbi) e trovare nuovi favori tra clienti e utenza. L’azienda, nata nel 1998, raccoglie ad ora 900 clienti inserzionisti e circa 38 milioni di utenti.