David Jones, proprietario di un iPhone 4S, ha avviato una class action contro Apple in California, come riporta il Los Angeles Times, circa l’assistente vocale Siri, cui qualità sarebbero eccessivamente enfatizzate dagli spot pubblicitari mandati in onda da Cupertino. Insomma, per il colosso del marchio della mela morsicata si profila una nuova battaglia basata su promesse che vanno aldilà delle effettive capacità di una caratteristica specifica, come le reali possibilità di poter usufruire della connessione 4G in Europa e in Australia con il nuovo iPad.
Il discorso è semplice. La campagna marketing studiata da Apple per Siri racconta di un assistente vocale capace di regalare chiaramente qualcosa di più rispetto le sue effettive qualità: crea appuntamenti, scrive lunghe e-mail sotto dettatura, ricerca ristoranti e addirittura sarebbe in grado di studiare nuovi accordi musicali. Ora, Siri è oggettivamente qualcosa di innovativo ma le sue capacità sono al momento parecchio limitate. La ricerca precisa di posti di ristorazione, la dettatura di lunghi messaggi di posta elettronica e lo studio di nuovi accordi musicali sono cose che l’assistente vocale non è in realtà in grado di garantire.
La class action avviata a Los Angeles mira a mettere fine a questa pubblicità ingannevole e chiede ad Apple, oltre a un risarcimento danni, sostanziali modifiche alla propria campagna marketing, in modo da mostrare Siri per quello che effettivamente è. Va bene spiegarne le funzioni, ma non tesserne le lodi in maniera eccessiva, insomma, specialmente se poi la realtà dei fatti è in grado di smentirle inesorabilmente.
Cupertino non ha ancora risposto a queste accuse e non sembra intenzionata a farlo, ma è chiaro che il secondo caso in pochi giorni sui due prodotti di punta nei rispettivi mercati di smartphone e tablet, non aiuta ad accrescere la credibilità dell’azienda, messa sempre in forte discussione dai critici delle manovre di Apple.
Siri che dal canto suo continua a non parlare italiano, con l’ovvio disappunto degli utenti del bel Paese, mentre ha recentemente “imparato” il giapponese, seppur con risultati non propriamente eccezionali.
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