Dopo che la ormai seguitissima, anche se pochi lo vogliono ammettere, classifica di BlogBabel ha modificato nuovamente i suoi criteri di costruzione, stanno succedendo una serie di cose.
Qualcuno, personaggi come si suol dire autorevoli della blogopalla italiana come Luca Conti e Massimo Mantellini, hanno coerentemente iniziato a parlare delle possibili implicazioni economiche delle classifiche dei blog. Loro possono permettersi di parlare senza rischiare conflitti di interessi, tanto in tutte le classifiche saltano fuori nei primi sempre… e normalmente non devono sgomitare per farsi sentire. Le analisi che hanno fatto nei loro post sono interessanti e in gran parte condivisibili.
E’ nata una polemica sull’eliminazione del parametro di Feedburner dalla classifica e prima su suo congelamento, e successivamente dopo che Tony Siino ha dimostrato la facilità di taroccare Feedburner nel blog di BlogBabel ha iniziato a crescere la discussione (metafora light del più realistico rissa).
L’idea di BlogBabel e il lavoro ci chi gli sta dietro è importante e significativo. Il fatto che tutti la considerino seriamente è un segnale che BlogBabel funziona e che ha almeno risposto a una “domanda di classifiche neanche troppo latente”.
I sui creatori stanno allontanandosi dal modello “tutto classifica” per avvicinarsi a un modello “macroaggregatore”. Se poi abbiano dietro a questo un modello di business definito sono problemi assolutamente loro. A noi interessa analizzare il risultato del loro lavoro.
Il loro approccio è ragionevolmente emprico nella stesura della classifica e nella costruzione della base dei dati che la definisce. Non per niente periodicamente hanno modificato i metodi per vedere che succedeva su un arco temporale ragionevole. Se Blogbabel non vi va e volete attenervi ai classici basta seguire il competitor di BlogBabel, Blogitalia che da tempo usa gli stessi parametri di classificazione, o se vi piace il nuovo dare un’occhiata alla classifica di Wikio. Sono classifiche sempre e comunque
Le classifiche sono utilizzate dagli addetti ai lavori e dai meno addetti ai lavori per capire l’aria che tira per cui se le classifiche sono attendibili bene la blogosfera lo è, se non lo sono…
Il problema che sorge parlando di BlogBabel a persone fuori dalla blogosfera è che BlogBabel stessa è praticamente autogestita ovvero nasce dal lavoro cooperativo di molti blogger che poi vanno a trovarsi anche nelle sfere alte o meno alte della classifica. Purtroppo in Italia, per delle ragioni che gli abitanti dello stivale conoscono fin troppo bene, siamo diffidenti per natura alle fregature, per cui i miei interlocutori “normali” nonostante gli si spieghi che i dati utilizzati sono ragionevolmente oggettivi, con un sorrisino ammiccante si lasciano andare in un “ma dai ! ma chi mi garantisce che qualcuno non li modifichi …”. E rivagli a spiegare le basi ragionevolmente oggettive …
La cultura del sospetto è nazional popolare e occorre confrontarsi con questa.
Nel mondo dell’editoria tradizionale a questo punto si cerca di disporre di un “ente certificatore” che metta in campo dei dati super partes. Anche in questo caso però si sono già viste mostruosità e aberrazioni varie come quelle raccontate ad esempio nel mondo dei siti italiani.
Il parlare di “economia del blog” è un approccio oramai necessario. Meglio decodificare: come usare il blog per “pagare almeno le bollette” o per essere più espliciti per fare soldi. I macromodelli sono tipicamente due: indiretto e diretto.
Nel primo modello, quello indiretto, la presenza delle classifiche è importante. Voler scalare le classifiche vuol dire “sentirsi vincenti” o come dicono quelli più avanti, influenti. Ma che ce ne si fa dell’influenza? Sicuramente rassicura il proprio ego, fa sentire importanti, sei contento di quello che fai, puoi sentirti utile alla blogosfera con cui condividi i valori, ma non solo.
Riuscire a dimostrare di essere influenti conta volgarmente anche in termini economici. Può voler dire inviti a eventi, consulenze, comparsate, essere utilizzati per campagne “di conoscenza” di prodotti e altro ancora.
Il mondo della comunicazione lo conosciamo: basta diventare persone visibili e coltivare questa visibilità scientificamente e se il volano gira si vivacchia. Oddio ogni tanto occorre anche ricordarsi di avere un blog, perchè alcuni blogger che in passato dopo aver avuto visibilità si sono dimenticati di essere “uomini da blog” si sono trasformati in dimenticate meteore. Aggiungiamo che il modello indiretto è un modello a coda lunga, ovvero non necessariamente occorre essere fra i primissimi per poterlo sfruttare, basta allocarsi bene per potersi destreggiare.
Qualcuno dirà: brutto (censura), tu che stimmatizzi questo modo indiretto di utilizzare economicamente una presenza nella blogosfera hai utilizzato in passato e forse in futuro la tua visibilità E ora ci sputi sopra!
Errore, a prescindere dal fatto che non utilizzo scientificamente come altri questa visibilita, ma spesso ci rido su perchè onestamente mi fa tenerezza, non stimmatizzo un bel niente. Semplicemente così è… anche se non vi pare.
L’altro modo di parlare di economia del blog è di ricavare denaro direttamente quasi sempre atrraverso la pubblicità. Adsense è lo strumento più utilizzato: funziona bene e garantisce micro o macro redditi. Nonostante il sistema di Adsense si basi sul “pay per click” esiste una proporzionalità diretta fra i quadagni e le pagine viste o i visitatori unici. Poi il reddito dipende dalla cpacità degli editori indipendenti di piazzare meglio o peggio le pubblicità e quindi di “indurre al click o meno”.
Il modello di business diretto è un modello molto poco da “coda lunga” perchè in effetti saranno decisamente pochi, per lo meno tra i blogger italiani, a poter vantare pagine viste in grado di generare ricavi pubblicitari significativi.
Parametri di metrica web molto 1.0 o per qualcuno addirittura 0.1 ma che funzionano ancora egregiamente perchè se è vero che un blog è influente, bene vuol dire che è significativamente visitato e quindi genera pagine viste. D’accordo siamo sempre nei tempi della coda lunga e le nicchie contano moltissimo, ma ci sono nicchie e nicchie. I grandi numeri possono essere considerati banali ma contano, sono “nicchione”.
A costo di essere considerato un eretico varrebbe quindi la pena di proporre l’utilizzo nelle classifiche delle apostatiche pagine viste o dei visitatori unici. Come fare ? La domanda viene proposta ai tecnici, ma come esistono Feedburner o Technorati per certe metriche, moltissimi usano questo strumento ad esempio per monitorare i proprio visitatori. Ci sarà sicuramente un modo per utilizzare le API per estrarre dati dal servizio a utenti che lo desiderino e li rendano disponibili.
Nel frattempo che ho scritto questo testo ci sono persone più mature o altri che non si sono neanche ancora iscritti all’università che lavorano con serenità guadagnando euro dalla loro attività di editori indipendenti, fregandosene delle classifiche.