Chiunque apprezzi il lavoro di Cloudfare su computer, può fruire adesso di un progetto interessante anche su smartphone. La compagnia ha infatti lanciato su Play Store e App Store la sua 1.1.1.1, un’app che permette di cambiare l’indirizzo DNS del proprio telefonino.
Perché dovrebbe servirci un tool del genere? Semplice: al pari di una VPN, uno “switcher” di DNS confonde gli spioni e i ficcanaso che tentano di monitorare le attività degli utenti online. Con 1.1.1.1 si indirizza il traffico attraverso il servizio DNS gratuito di Cloudflare con la rapidità di un tocco, per beneficiare di funzionalità simili a quelle messe in atto da una rete privata e rendere più difficile per i service provider rintracciare le orme lasciate sul web.
Il progetto 1.1.1.1 era stato presentato da Cloudfare lo scorso aprile in versione desktop ma è la novità della declinazione mobile che incontrerà, visto il pubblico così ampio, molti più utilizzatori. Il servizio è semplice e funzionale: una volta impostato sul telefono, permette sia di visitare siti web di norma bloccati nel paese da cui ci si collega, che di oscurare il proprio DNS originale, sostituendolo con una maschera alternativa e generata dal software. Stando allo sviluppatore inoltre, l’app promette di velocizzare, anche se questo è tutto da verificare.
La necessità di cambiare i DNS è sempre più evidente: i DNS pubblici sono spesso lenti e non rispettano la privacy. Quello di cui molti utenti non si rendono conto è che anche se si visita un sito crittografato, con il lucchetto nel browser, questo non impedisce al resolver di conoscere l’identità dei portali visitati in precedenza. Ciò significa che, per impostazione predefinita, l’internet service provider di ogni rete a cui si è connessi, compreso il gestore di rete mobile, possiede un elenco della navigazione di ogni sessione, con l’opportunità di profilare meglio e con più precisione le persone.
Negli Stati Uniti, l’attività è persino diventata più semplice quando il Senato ha votato per eliminare le regole che impedivano agli ISP di vendere i dati di navigazione dei propri clienti. Con tutta la preoccupazione per come le informazioni sensibili vengano trattate dalle aziende, 1.1.1.1 si pone quale app basilare, più che consigliata ai consapevoli utenti odierni.