Clubhouse ha deciso di tutelare, per quanto in suo potere, le identità di decine di migliaia di utenti afgani dal ritorno al potere dei talebani. La piattaforma ha infatti resettato le loro informazioni personali, incluse le foto del profilo e le biografie, e ha reso i loro account più difficili da ricercare all’interno del social network. Le modifiche non sono ovviamente definitive, e gli interessati possono ovviamente riportare le opzioni dei loro account allo stato originale, così come chiedere al servizio di ripristinare la propria posizione tra i risultati delle ricerche.
Clubhouse e la crisi in Afghanistan
Con il repentino ritorno al potere dei talebani, in Afghanistan la situazione è precipitata nel giro di pochi giorni. I miliziani del gruppo fondamentalista islamico hanno occupato villaggio dopo villaggio vaste aree della regione, da Lashkar-gah, Anabah fino alla capitale Kabul, che resiste ancora solo in alcuni quartieri per la presenza di poche unità dell’esercito afgano. Di fatto i talebani hanno ormai preso possesso di gran parte dei compound delle forze armate locali, delle stazioni di polizia e delle armerie.
Ma soprattutto, hanno messo le mani su migliaia di dati personali dai registri e dai documenti prelevati all’interno di edifici amministrativi, università e scuole che, secondo Amnesty International, vengono sfruttati per individuare personaggi considerati “scomodi”, come per esempio ex collaboratori delle ambasciate straniere, dei soldati americani e della NATO, o semplicemente individui ritenuti poco “virtuosi”, su cui è già stata lanciata una fatwa.
Parliamo in tal senso dei membri della minoranza Hazara, vittime da sempre delle persecuzioni talebane e proprio in questi giorni di alcuni massacri. Ma anche delle giovani donne che in questi anni si sono emancipate rivendicando i loro diritti, arrivando a truccarsi, vestirsi un po’ più all’occidentale e, soprattutto, a laurearsi o diplomarsi (per i cosiddetti “studenti coranici” la donna non ha diritto di uscire se non accompagnata da un uomo, né di lavorare e studiare).
La ONG Pangea, che dal 2002 è impegnata nella lotta alla violenza di genere in Afghanistan, ha letteralmente bruciato il suo intero archivio per impedire che attraverso certi documenti si potesse risalire all’identità delle volontarie locali, o delle donne aiutate in questi anni coi loro progetti. Che poi è ciò che sta cercando di fare Clubhouse in forma digitale, intervenendo con i mezzi a sua disposizione per tentare di bloccare l’accesso a certe informazioni.