Condurre e mantenere una vita online non è sempre semplice e talvolta obbliga chi si trova al di qua dello schermo a passare molte ore al PC, navigando in solitaria verso i lidi digitali di amici e conoscenti. Salvo le videochat e le telefonate via VoIP, la fruizione di Internet è generalmente silenziosa quanto la lettura di un buon libro prima di spegnere l’abat-jour e abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
Davanti al monitor si lavora, si gioca e ci si diverte in silenzio, ascoltando unicamente la voce dei propri pensieri e le mille voci dei nostri contatti online, che come provetti muratori bergamaschi (e vai con lo stereotipo) costruiscono mattone dopo mattone, parola scritta dopo parola scritta, il loro pensiero e il loro stesso senso nell’apolide villaggio globale. Molti dei nostri amici conosciuti in Rete rimangono per sempre entità astratte, personaggi di antimateria che aleggiano per il Web come le idee nell’iperuranio platonico. Sulle centinaia di persone contattate tra blog, forum e social network capita poi di conoscerne qualcuna dal vero: ritroviamo così nel nostro interlocutore virtuale quella carcassa di carne e ossa che riprecipita tutto nel materico; le idee ritrovano il loro contenitore e viceversa.
La stessa presenza del contenitore implica un incontro non solo concettuale, ma anche sensoriale, che comporta dunque la visione (tridimensionale e dal vero), il tatto (ci si stringe la mano, ci si abbraccia), l’olfatto (al di qua dello schermo qualcuno può anche puzzare…) e naturalmente l’udito. La parola si rimpossessa del suo principale strumento, la fonazione, abbandonato nell’uso esteso della scrittura online a scapito dell’oralità. Scopriamo così che il nostro blogger preferito ha un accento calabrese da stendere quello di un trentino, oppure che si mangia tutte le lettere ad libitum sfumando. Ma soprattutto, scopriamo ancora una volta quanto i neologismi del Web siano spesso pronunciati nelle maniere più disparate.
La silenziosa arte del navigare online ci espone raramente alla prova del fuoco con la pronuncia delle parole nate in Rete. Generalmente non abbiamo molti metri di confronto, e finiamo per creare un nostro piccolo lessico digitale in cui i termini, quasi tutti di derivazione anglosassone, diventano plastici e pronti a essere martoriati dal nostro palato. Per esempio, chi ha idea di quale sia il modo migliore di pronunciare Wikipedia in Italiano? Meglio mantenere la versione originale, pronunciando (non uso i termini fonetici per praticità) “Wikipidia” o leggere semplicemente “Wikipèdia”? Mutuando dall’italiano “enciclopedìa”, sarebbe forse più consono dire “Wikipedìa” anche se ai più potrebbe risultare alquanto cacofonico.
Lo stesso ragionamento potrebbe essere applicato a YouTube, Imeem, Delicious, Facebook, Yahoo (Yahù/Yàhu)… almeno Digg sembra salvarsi.
E voi? Come pronunciate le parole e i neologismi del Web 2.0? Rimanete fedeli alla versione originale anglosassone o italianizzate un poco?