Facebook è certamente uno dei siti che meglio risponde alle sollecitazioni delle polizie di tutto il mondo contro la pedopornografia. Eppure, anche se sembra incredibile, anche su questo social network non manca materiale di questo genere, anche se è quasi impossibile che resti nascosto a lungo.
Com’è noto, la pedopornografia ha trovato il suo habitat nel lato oscuro del Web, o deep web, quelle aree off limits di Internet sulle quali molto c’è da fare ma è anche molto complicato introdursi, tanto che gli stessi Anonymous condussero un’operazione delle loro per distruggere i server della famigerata Lolita city, contenenti questo disgustante materiale.
Facebook, per la sua stessa natura di social network, produce relazioni che aumentano di molto l’esposizione e quindi anche il controllo. La società di Menlo Park comunque non è stata con le mani in mano: un anno fa ha stretto una collaborazione con Microsoft adottando PHotoDNA, un sistema di riconoscimento delle immagini – il punto debole di Big F: basti pensare all’attacco spam di qualche mese fa – che individua potenziali illeciti.
Eppure, leggendo il terrificante reportage di WND che parla di immagini di bambini violentati si resta di sasso. Questo significa che si può e si deve ancora migliorare. Ma come?
Sicuramente il primo passo, soprattutto se si è genitori, è quello di leggere con attenzione la pagina del Centro sicurezza Facebook, dove si trovano molti elementi utili agli adulti, agli stessi ragazzi, e informazioni su come il sito collabora con le forze dell’ordine. Ma l’aspetto più importante della vita su Facebook, ancora troppo spesso ignorata, è la segnalazione: notificare a Facebook un’immagine che si ritiene inadeguata – cliccando sulla “X” a fianco del contenuto – è indispensabile perché il sistema impari a riconoscerle e raffini la sua capacità autonoma di eliminarle.