Tutti sanno che i profitti di Facebook derivano principalmente dalle inserzioni pubblicitarie. Per incrementare i suoi guadagni, l’azienda di Mark Zuckerberg deve quindi conoscere i gusti e le preferenze degli utenti per mostrare, ad esempio, banner che possano attirare la loro attenzione. Ciò si ottiene mediante l’uso dei cookie che permettono al social network di tracciare le attività sul web anche fuori da Facebook.
Il sito Business Insider ha testato il software Do Not Track Plus di Abine che consente non solo di comunicare agli inserzionisti la propria volontà di non essere tracciato, ma anche di vedere chi registra le attività online degli utenti. Come era prevedibile il sito più spione è Facebook. Dato che quasi tutte le pagine web includono i famosi pulsante del social network, è ovvio che l’azienda di Menlo Park è quella che raccoglie la maggiore quantità di informazioni sui navigatori.
Per tracciare le attività online degli utenti, Facebook impiega oltre 200 trackers. I tracker sono presenti sotto varie forme, ma di solito si presentano come cookie. Queste piccole porzioni di codice possono essere utilizzate in modo lecito, ad esempio per ricordare le preferenze di navigazione in un sito web, ma lo scopo di Facebook è raccogliere informazioni e fornirle agli inserzionisti che poi creeranno banner personalizzati in base agli interessi dell’utente.
I cookie rappresentano quindi una seria minaccia per la privacy, dato che il tracciamento operato da Facebook viene sfruttato da siti terzi, diversi da quello che si sta in quel momento visitando. Secondo Abine, questi tracker dovrebbero essere bloccati anche perché le richieste inviate al browser consumano una enorme quantità di dati. Il trasferimento richiede tempo e rallenta la navigazione e il caricamento delle pagine web.