Come funziona il piano europeo che supporterà l'industria dei chip

Con l'European Chips Act l'UE mira a raddoppiare la produzione di semiconduttori entro il 2030 e rendersi indipendente dai fornitori asiatici.
Come funziona il piano europeo che supporterà l'industria dei chip
Con l'European Chips Act l'UE mira a raddoppiare la produzione di semiconduttori entro il 2030 e rendersi indipendente dai fornitori asiatici.

“Il Collegio dei commissari ha approvato l’European Chips Act“: ad annunciarlo è stata ieri il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo la quale questo ambizioso piano economico permetterà al Vecchio Continente “di raddoppiare la produzione di semiconduttori entro il 2030″. Il progetto da almeno 42 miliardi di euro di investimenti pubblici in favore dell’industria del settore, mira a rendere più indipendente l’Europa dalle forniture di chip dai paesi asiatici, soprattutto dalla Cina, raddoppiando appunto la quota di mercato dell’Unione dal 10 al 20% entro la fine del decennio.

L’Europa approva il Chips Act

I semiconduttori, che si utilizzano per realizzare le componenti di base dei chip, quindi i transistor, i diodi, i resistori e tutte quelle componenti chiavi dell’elettronica, sono al centro di una competizione globale, complice una carenza alimentata dalla pandemia, che ha ridotto l’offerta dei produttori e le scorte nei settori chiave. La crisi dei chip ha colpito in modo importante tutta la filiera produttiva tecnologica.

Ma gli effetti più evidenti per i consumatori sono emersi con le schede grafiche di ultima generazione, davvero introvabili in alcuni periodi, con le nuove console che restano con una disponibilità molto scarsa, Xbox Series X e PlayStation 5, e gli smartphone di grosso taglio, visto che nel 2021 sono stati spediti quasi 50 milioni di dispositivi in meno rispetto alle stime precedenti, allontanando di fatto il settore dai risultati del 2019, quando erano stati inviati 1,479 miliardi di unità.

Interi settori industriali dipendono dai microchip, ecco perché chi li ha se li tiene belli stretti per sfruttarli, o li rivende, a quantità basse, a prezzi altissimi. Le recenti carenze di semiconduttori a livello mondiale hanno portato alla chiusura di stabilimenti operanti in un’ampia gamma di settori, da quello automobilistico a quello dei dispositivi sanitari. Nel settore automobilistico, ad esempio, nel 2021 la produzione in alcuni Stati membri è calata di un terzo.

Mai più dipendenti da altri

Ciò ha reso ancor più evidente l’estrema dipendenza globale della catena del valore dei semiconduttori da un numero molto limitato di operatori in un contesto geopolitico complesso. Inoltre senza chip non ci possono essere la transizione digitale, la transizione verde o la leadership tecnologica. Ecco perché, in questo scenario, l’UE ha deciso di intervenire con questo European Chips Act, così da incentivare la produzione interna, come hanno intenzione di fare gli Stati Uniti d’America.

Garantire l’approvvigionamento dei chip più avanzati è ormai una priorità economica e geopolitica, e in tal senso la Commissione UE punta molto sulla produzione dei chip più sofisticati, quelli intorno ai 2 nanometri, per processori il 75% più efficienti e il 45% più veloci degli attuali chip di fascia alta da 5 nm, che al massimo possono contenere 12 miliardi di transistor.

“A breve termine aumenterà la nostra resilienza alle crisi future“,- ha commentato ancora Ursula von der Leyen – consentendoci di anticipare ed evitare le perturbazioni della catena di approvvigionamento, e a medio termine contribuirà a rendere l’Europa leader industriale in questo settore strategico”. D’accordo, ovviamente, Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale: “I chip sono necessari per le transizioni verde e digitale e per la competitività dell’industria europea. La sicurezza dell’approvvigionamento non dovrebbe dipendere da un solo Paese o da un’unica impresa”.

 

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