Dopo l’articolo sulla storia degli schermi OLED passiamo ad analizzare la tecnologia che sta alla base del loro funzionamento.
Un diodo organico ad emissione di luce (OLED) non è altro che un tipo di LED in cui lo strato emittente contiene film sottilissimi di composti chimici organici (costituiti prevalentemente da carbonio). In pratica, mentre negli LCD è presente una sorgente luminosa che “illumina” i cristalli liquidi contenuti nelle celle dello schermo, negli OLED la capacità di emettere luce è propria.
Lo strato elettro-luminescente integra una sostanza polimerica che permette il deposito di composti organici capaci di disporsi in file e colonne su una superficie piana, utilizzando di fatto un semplice metodo di “stampa” per creare una matrice di pixel che può emettere luci colorate diverse.
Gli elementi organici di solito emettono luce bianca, ma grazie all’utilizzo di composti elettro-fosforescenti si possono ottenere la luce rossa, verde e blu, quindi colori primari che sapientemente combinati permettono di ottenere la cromia completa dello spettro visibile. Come nei display tradizionali, quindi, ogni pixel è costituito da tre sub-pixel di colore diverso (RGB). In relazione poi all’intensità luminosa dei vari sub-pixel si ottengono tutti i colori, e in proporzione le immagini dinamiche
La conduzione di corrente verso una sola direzione li rende analoghi ai tradizionali diodi. Quindi, grazie a queste caratteristiche, gli utilizzi sono i più svariati quali: TV, mini-display, monitor, lampade e pannelli luminosi.