Le feste si avvicinano, e il vostro diletto pargolo potrebbe presto emettere il suo diktat da comunicare a Babbo Natale: voglio un videogioco. Quale scegliere? E su quali parametri affidarsi per non fare di vostro figlio il futuro Jack lo Squartatore?
Dalla rivista Con, pubblicata mensilmente dalla Coop, apprendo che ormai il 56% dei ragazzi tra i cinque e i tredici anni possiede una console per i videogiochi e che la spesa media per i videogiochi portati da Babbo Natale si aggirerà intorno ai 200 Euro.
Nonostante l’entità delle cifre, l’acquisto di un videogame non è mai del tutto consapevole. I genitori si lasciano troppo facilmente piegare dalla volontà dei loro figlioletti, acquistando spesso prodotti non adatti per i contenuti estremamente violenti o discriminatori del videogioco.
Per aiutare i genitori meno esperti, da alcuni anni le software house devono adottare un codice di regolamentazione chiamo PEGI (Pan European Game Information), che classifica i videogiochi in base ai contenuti e alle fasce d’età cui sono indirizzati. Le indicazioni numeriche 3+, 7+, 12+, 16+ e 18+, presenti sulle scatole dei videogame, indicano l’età minima consigliata per i giocatori. Un dato troppo spesso sottovalutato.
Forse ancora più importante è la classificazione per contenuto che, con icone molto semplici e di immediata interpretazione, fornisce ulteriori informazioni da valutare all’atto dell’acquisto di un videogioco. Vediamoli brevemente:
Questo fumetto indica che il linguaggio utilizzato nel videogioco contiene espressioni volgari ed è spesso scurrile. |
Il simbolo con i due dadi indica un videogioco che, in uno o più passaggi, incita, incoraggia o insegna a giocare d’azzardo. |
Non meno importante delle altre, questa icona mette in guardia rispetto a contenuti con espliciti riferimenti sessuali e di genere, possibili scene di nudo o di sesso anche esplicite. |
La siringa ricorda che in una, o più scene, del videogioco si fa riferimento alle droghe e alle sostanze stupefacenti. |
L’inequivocabile icona con un pugno chiuso indica la presenza di scene violente o che istigano a comportamenti violenti. |
Tra i simboli utilizzati dal PEGI questo è sicuramente uno dei più interessanti: indica la presenza di scene o dialoghi volutamente discriminatori nei confronti dei diversi generi o di intere popolazioni. |
Infine, l’inquietante rappresentazione di un ragno ricorda che alcune scene del videogioco potrebbero allarmare, o spaventare, le persone maggiormente sensibili. |
Molti obbietteranno che le scene della vita reale sono spesso molto più violente e inquietanti di un videogioco. Osservazione più che lecita, ma non tutti i personaggi dei videogame sono mossi dalla voglia di sopraffare il male. Molti eroi digitali sono volutamente razzisti, privi di etica e portatori di valori deviati, che potrebbero confondere molto le idee e le mappe cognitive dei più piccoli. Per questo motivo l’acquisto di un videogioco deve essere il più consapevole possibile.