Il tempo che si passa sul Web si va assottigliando sempre di più o quantomeno la porzione di tempo passata online è sempre più appannaggio delle app e sempre meno del World Wide Web. Si tratta di una traslazione continua e apparentemente inarrestabile, dalla quale possono scaturirne grandi conseguenze tanto per l’esperienza online degli utenti, quanto per gli equilibri di mercato nel comparto advertising.
I dati che mettono in luce la traslazione in corso sono quelli prodotti da ComScore, secondo cui il sorpasso è definitivamente avvenuto: se nel 2014 gli utenti passavano in media il 41% del loro tempo online sulle app, ora questa quota è salita al 50% all’interno di un trend di ascesa continua e lineare. Il ruolo di desktop e tablet non sembra al momento in discussione ma, se la crescita degli smartphone continuerà, vi sarà uno spostamento sempre più marcato sulle app a discapito di un mercato Web che va indebolendosi. Perché questa è la correlazione diretta da immaginare: meno tempo significa meno advertising, meno advertising significa meno investimenti e meno investimenti significa minori opportunità di produrre valore. Il baricentro del mondo online va spostandosi, quindi, ricalibrando inerzie date fin qui per assodate.
Una spirale negativa, insomma, che potrebbe indebolire l’immenso valore che il Web ha generato negli anni. Una spirale per molti versi pericolosa, peraltro, poiché toglie opportunità ad uno spazio aperto per riporne di ulteriori in molti spazi chiusi e “walled garden” controllati. Se l’advertising si sposta sulle app, infatti, saranno i gestori dei relativi app store a controllarne i destini. Tale conseguenza potrebbe essere deleteria soprattutto per Google, la quale si sta muovendo da tempo per generare valore proprio in quello spazio di possibile interazione tra il Web ed i marketplace (non da ultima la mossa di rendere indicizzabili anche i contenuti sulle app).
La realtà è questa: quando si ha necessità di qualcosa, oggi lo si cerca sulle app. Questo sta cambiando radicalmente il ruolo di Google, ossia quello di “homepage del Web” così come lo si era ormai impresso da tempo nell’immaginario collettivo. Il modo di spendere il proprio tempo diventa unità di misura del comportamento umano nel mondo digitale, e in questo nuovo orizzonte gli smartphone (sempre più numerosi, sempre più potenti e con display sempre più ampio) hanno ormai ruolo da protagonista assoluto. Il sorpasso appena avvenuto delle app sul Web certificano un cambiamento che (nonostante graviti su fenomeni di pochi decenni di età) va definito come epocale: sta cambiando il nostro modo di immaginare la realtà immateriale e le app diventano l’infrastruttura sulla quale costruiamo l’ordine delle informazioni e le vie con cui è possibile accedervi.