Una convenzione firmata per mano di Franca Biglio, presidente dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni, offrirà ad oltre 5000 piccole comunità di tutta Italia la possibilità di accedere alla banda larga a prezzi concordati e senza dover passare per la chimera dell’ADSL. La convenzione è stata firmata e presentata dalla stessa Biglio e da Sergio Levrino, direttore generale Wi-Fi Company, davanti a rappresentanti del progetto Rupar 2 (CSI Regione Piemonte) ed alcuni sindaci che già stanno portando avanti progetti similari. L’idea ha avuto la sua prima reale applicazione a San Benedetto Belbo, comunità di poche anime inerpicata sulle Langhe (note prima solo per tartufi, vino e Resistenza) che da alcuni anni gode di un accesso a banda larga grazie ad una rete Wireless unica in tutta Italia. Il convegno di presentazione ha offerto l’occasione, soprattutto, per discutere di digital divide, banda larga e ostacoli all’esplosione di WiFi e WiMax.
L’orgoglio rivendicato dei piccoli comuni
L’ANPCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia è una associazione nata il 16 Novembre 1999 che unisce sotto un solo simbolo oltre il 70% dei piccoli comuni italiani (e ben oltre il 40% della popolazione nazionale). Il presidente dell’Associazione è Franca Biglio, vicesindaco di Marsaglia (CN), la quale ha sfoderato la propria nota combattività per rivendicare il diritto dei piccoli comuni ad accedere agli stessi benefici disponibili per le città e le relative cinture. «L’Italia dei piccoli comuni è l’Italia della qualità […] e chiede rispetto e pari dignità» sottolinea la Biglio, la quale ricorda inoltre come nei piccoli comuni si paghi esattamente quanto in tutto il resto del territorio nazionale ma si possa godere di molti meno servizi (e «l’accesso ai servizi di comunicazione è un diritto imprescindibile»). E’ su tali principi che sorge la convenzione firmata dall’ANPCI ed alla quale potranno accedere tutti i comuni italiani affiliati: sulla base di prezzi concordati e condizioni favorevoli, i comuni potranno avere non solo connettività a banda larga grazie ad un sistema combinato satellite/Wi-Fi, ma potranno anche godere di servizi di videosorveglianza tramite speciali telecamere ed appositi server di archiviazione.
Marsaglia, il paradiso del Wi-Fi
Il piccolo comune del cuneese del quale Franca Biglio è vicesindaco dopo essere stata sindaco per 2 mandati consecutivi, oggi si presenta con un progetto decisamente unico: nel fornire un servizio di videosorveglianza ai propri abitanti, il comune offrirà anche connettività WiFi gratuita a tutti i residenti. Il motivo di questo regalo (i lavori sono in fase di appalto) sta nell’impossibilità legislativa di rivendere il servizio: Marsaglia, alla luce di questa impossibilità, ha deciso di sviare i pericoli derivanti dal digital divide regalando la connettività e predisponendo le basi per un progetto pluriennale che porti la tecnologia nel micromondo del piccolo paese. L’impossibilità della rivendita è dovuta al fatto che la legge non prevede la possibilità di offrire reti wireless al di fuori dell’ambito privato e la foschia che circonda le leggi di riferimento sconsiglia improvvide avventure nel settore senza una sufficiente copertura legale anticipata. «Io sono di quella generazione che ha paura della tecnologia, ma che ha capito che il futuro passerà sicuramente di lì» ha spiegato la Biglio auspicando che in molti seguano l’esempio del proprio comune. Se il progetto della Biglio è fortemente simbolico (il tempo che intercorrerà tra la messa in opera dei lavori ed il recupero rappresentato dall’avanzata tecnologica è sicuramente non troppo ampio), l’esempio offerto è sicuramente molto importante. Nel frattempo Marsaglia potrà valutare fin quando potrà reggere i costi del progetto e la legge nel contempo troverà nuova definizione. Ed in questo lasso di tempo la popolazione del paese potrà godere di una connettività che in molte grandi città è un assoluto privilegio di pochi.
WiFi nella pubblica amministrazione – Progetto Cavour
Il 29% dei comuni piemontesi ha l’ADSL (352 su 1206). Questo dato è però sempre interpretato alla luce di un «l’80% della popolazione ha possibilità di accesso alla banda larga». Conti alla mano, la spiegazione del CSI Piemonte per il fatto che la Telecom non porti l’ADSL presso talune centrali è molto semplice: perché l’azienda Telecom dovrebbe investire nel cablaggio del 70% del territorio ben sapendo che il margine di guadagno è pari appena ad un ulteriore 20% della popolazione? Alla luce di questa situazione e grazie ai fondi Cipe 2003, il progetto Rupar 2 (presto ridenominato in “Progetto Cavour”) intende portare la banda larga presso tutte le pubbliche amministrazioni che ne sono prive. L’idea di massima è quella di coinvolgere aziende locali in modo da fornire un adeguato know-how che permetta di seguire i progetti anche dopo la semplice installazione delle infrastrutture e l’obiettivo dichiarato è di assoluta importanza: entro il 2007 l’intero territorio regionale (costituito perlopiù di piccolissime comunità distribuite spesso in luoghi poco accessibili) avrà connettività a banda larga. Ancora una volta sono le maglie legislative ad imporre un vincolo: la connettività sarà riservata alla pubblica amministrazione, i privati dovranno forzatamente rimanere al di fuori di banda acquistata con fondi nazionali e riservati a progetti specifici per l’uso esclusivo della PA. Il progetto Rupar 2 già raggiunge anche la Val d’Aosta sfiorando anche la Lombardia, ma rappresenta soprattutto, a prescindere dalla dislocazione geografica, l’esempio di un tentativo istituzionale di portare le infrastrutture proprio dove è il costo delle stesse ad imporre un costo d’entrata proibitivo e vincolante.
La promessa del WiMax
Il progetto presentato dalla Wi-Fi Company si basa sul Wi-Fi, e nel contesto rappresentato dal convegno “Azzerare il digital divide con il Wi-Fi” le maggiori diffidenze sono state mosse in particolare contro il WiMax (per certi versi rappresentante un prodotto concorrente: se il nuovo sistema offre grandi promesse già per il medio periodo, rischia però di diventare un grave ostacolo per chi intenda proporre soluzioni immediatamente attuabili). Nazzareno Oberto, presidente del gruppo Wi-Fi Company, ha sottolineato non solo l’attuale mancanza di standard precisi, ma anche i tempi necessari a definire una struttura di base che possa costituire da base di lancio del nuovo sistema:
- Il WiMax «identifica uno standard che non c’è, un semplice concetto»: prima che si definisca lo standard e si possa procedere con operazioni concrete passeranno almeno 2 anni, il che rappresenta un’ulteriore incremento di una situazione di digital divide che grava già pesantemente su chi ad oggi non ha accesso alla cosiddetta Larga Banda;
- Ad oggi i pc sono venduti con scheda Wi-Fi, il che implica che per molti anni ancora non ci sarà un’utenza di massa pronta a sfruttare lo standard WiMax. Prima che lo standard venga definito e l’utenza abbia in uso strumenti adatti, dunque, passeranno ulteriori anni (tempo azzerato puntando fin da oggi sul Wi-Fi);
- «La connettività arriva dal cielo», nella totale democraticità di un accesso condiviso e senza limiti: questa l’offerta del Wi-Fi di oggi, questa la promessa riproposta dal WiMax di domani (le cui sperimentazioni sono in partenza in questi giorni grazie al via libera alle frequenze arrivato direttamente dal Ministero della Difesa.
Vittorio Vallero del progetto Rupar 2 ha inoltre dipinto un ulteriore tetro orizzonte: oltre ai tempi di attuazione necessari al WiMax per imporsi sul mercato, è concreto un rischio correlato alla licenza per poter offrire tale connettività. I prezzi di tali licenze potrebbero infatti, se particolarmente alti, costituire una gravosa barriera d’entrata tale da permettere solo ai soliti noti (e non certo a molti piccoli gruppi) l’accesso a tale mercato, il che significherebbe che dopo anni di dibattito poco o nulla verrebbe a cambiare. Soprattutto in tema di libera concorrenza e politica dei prezzi.