Effettuando una ricerca su Google, nelle SERP (pagine dei risultati) spesso compare un riquadro chiamato “Nelle notizie”, che mostra alcune delle news più recenti relative al tema cercato. Per i navigatori si tratta di un portale d’accesso diretto ai siti d’informazione che permettono di approfondire l’argomento, mentre per gli editori figurare all’interno dello specchietto significa assicurarsi un buon volume di traffico.
Da qualche mese, più precisamente dal settembre 2014, il gruppo di Mountain View indicizza nel box anche i comunicati stampa rilasciati dalle aziende e dai produttori. La modifica alla policy è passata inosservata fino ad oggi, quando un report pubblicato da Reuters ha contribuito ad accendere la discussione su ciò che la pratica comporta per l’utente finale, tanto che un portavoce del motore di ricerca è intervenuto per chiarire la situazione, spiegando le motivazioni che hanno spinto la società ad effettuare una scelta che rischia in qualche modo di essere impopolare.
L’obiettivo delle ricerche è far sì che gli utenti ottengano la risposta corretta nel modo più veloce possibile, che può essere rappresentata da un articolo pubblicato da un editore affermato, da uno di nicchia oppure da un comunicato stampa.
I dubbi relativi all’inclusione dei comunicati nel box “Nelle notizie” riguardano la possibile confusione che si potrebbe generare in alcuni navigatori, in particolare quelli poco esperti e con meno confidenza nei confronti della consultazione delle news online. Per loro si verrebbe a creare il rischio di scambiare un comunicato stampa per una notizia. Emblematico l’esempio di Gemalto: il mese scorso è stato reso noto che le informazioni relative alle SIM card prodotte dall’azienda sono state oggetto di intercettazione da parte della statunitense NSA (National Security Agency) e della GCHQ (Government Communications Headquarters). Cercando informazioni sul caso, molti utenti sono arrivati a leggere il comunicato diffuso dalla società franco-olandese indicizzato in cima alla SERP, in cui la questione è stata ridimensionata al fine di tutelare la propria reputazione.
Secondo Josh Schwartz, analista di Chartbeat, la novità introdotta da Google avrà ripercussioni dirette anche sul traffico generato verso i portali d’informazione e, di conseguenza, sulla loro capacità di guadagnare dai contenuti pubblicati mediante la vendita di inserzioni e advertising.